
Alla riscoperta del dionisiaco

di Carl Gustav Jung
"Dalla rossa luce del cristallo si sprigionò un riverbero di sangue, e quando sollevai la pietra per scoprirne il segreto si svelò davanti ai miei occhi questo orrendo spettacolo: nel profondo di quel che ha da venire c'era l'assassinio. Il biondo eroe giaceva ucciso. Il coleottero nero è la morte che è necessaria al rinnovamento; perciò dietro di lui ardeva un nuovo sole, il sole del profondo, l'enigmatico sole della notte. E come il sole ascendente della primavera anima la terra morta, così anche il sole del profondo riportò in vita ciò che era morto, e ne scaturì una terribile lotta fra luce e tenebre. Allora sprizzò verso l'alto quel possente fiotto di sangue che a lungo non si esaurirà. (...)
Profondità e superficie devono mescolarsi, al fine di generare nuova vita. La nuova vita però non nasce fuori di noi, ma in noi stessi. Gli eventi che in questi giorni si verificano fuori di noi sono l'immagine che i popoli vivono nella realtà concreta per lasciarla in eredità imperitura a epoche future, affinché esse ne traggano insegnamento per il proprio cammino, allo stesso modo in cui noi abbiamo tratto insegnamento dalle immagini che in precedenza gli antichi hanno vissuto concretamente per noi.
La vita non viene dalle cose, ma da noi. Tutto ciò che accade fuori è già accaduto.
Perciò chi osserva l'evento da fuori vede sempre soltanto ciò che è già stato e che è sempre uguale. Chi invece guarda da dentro sa che tutto è nuovo. Le cose che accadono sono sempre le stesse. Non è sempre uguale invece la profondità creativa dell'essere umano. Le cose di per sé non significano nulla, assumono un significato soltanto dentro di noi. Siamo noi a dare significato alle cose. Il significato è ed è sempre artificiale. Siamo noi a crearlo.
Cerchiamo dunque in noi stessi il significato delle cose affinché la via di / quel che ha da venire possa palesarsi e la nostra vita continui a scorrere.
Ciò di cui avete bisogno proviene da voi stessi, ed è il significato delle cose. Il significato delle cose è la via della redenzione che vi create voi stessi. Il significato delle cose è la possibilità - creata da voi stessi - di vivere in questo mondo. E' la capacità di dominare questo mondo e l'affermarsi della vostra anima in questo mondo.
Questo significato delle cose è il senso superiore che non si trova nelle cose stesse e neppure nell'anima, è piuttosto il Dio che sta tra le cose e l'anima, il mediatore della vita, la via, il ponte, il passaggio.
Non avrei potuto vedere ciò che doveva venire, se non avessi potuto scorgerlo in me stesso.
Sono dunque implicato in quell'assassinio, anche in me risplende il sole del profondo, dopo che l'assassinio è stato compiuto; anche in me ci sono mille serpenti che volevano inghiottire il sole. Io stesso sono assassino e assassinato, sacrificatore e sacrificato. E' da me stesso che sgorga il fiotto di sangue.
Tutti voi prendete parte all'assassinio. In voi sarà ciò che è rinato e sorgerà il sole del profondo, e mille serpenti nasceranno dalla vostra materia morta e rovineranno sul sole per soffocarlo. Sarà il vostro sangue a scorrere. I popoli lo stanno dimostrando, in questi giorni, in imprese memorabili che vengono scritte col sangue a eterna memoria in libri che mai cadranno nell'oblio.
Io però vi domando quando succede che gli uomini aggrediscano i loro fratelli con la violenza delle armi e con azioni cruente? Fanno questo quando non sanno di essere essi stessi i loro fratelli. Sono carnefici che celebrano l'uno con l'altro il rito sacrificale. Devono sacrificarsi tutti, poiché non è ancora giunto il tempo in cui l'uomo rivolga contro di sé la mannaia per sacrificare colui che egli uccide nel proprio fratello. Ma chi uccidono gli uomini? Uccidono i nobili, i valorosi, gli eroi. A costoro mirano, ignorando che in essi intendono colpire se medesimi. Dovrebbero sacrificare l'eroe presente in loro stessi e, poiché non lo sanno, uccidono i propri fratelli valorosi.
I tempi non sono ancora maturi, ma devono maturare attraverso questo sacrificio cruento. I tempi non saranno maturi fin quando sarà possibile uccidere il fratello invece di se stessi. Deve accadere qualcosa di terribile affinché gli uomini maturino (...)
Se in voi verrà ucciso l'eroe, allora sorgerà per voi il sole del profondo, che risplende da un luogo remoto e ancora ignoto.
Ma subito tutto ciò che finora pareva morto si animerà in voi e si tramuterà in serpenti velenosi che vogliono avvolgere il sole, e voi piomberete nella notte e nel turbamento. Il vostro sangue fluirà dalle molteplice ferite di questa lotta tremenda. Grandi saranno l'orrore e la disperazione, ma da un simile strazio nascerà la nuova vita. La nascita è sangue e sofferenza. Tornerà a vivere in voi la vostra tenebra di cui non avevate sentore, perché era morta, e avvertirete la pressione del male assoluto e di ciò che si oppone alla vita e che ora giace ancora sepolto nella materia del vostro corpo. Ma i serpenti sono pensieri e sentimenti di inaudita malvagità.
Pensavate di conoscere quell'abisso? Oh sapientoni! Viverlo è tutt'altra cosa. (...)
CHI E' L'EROE ASSASSINATO? IL DIONISIACO CONTRO LA RAGIONE:
Vorrei che vedeste che cosa significa l'eroe assassinato. Quegli uomini anonimi che ai giorni nostri assassinano principi sono ciechi profeti che rappresentano nella realtà concreta ciò che vale solo per l'anima. Dall'uccisione del principe apprendiamo che il principe in noi, l'eroe, è minacciato. Non preoccupiamoci ora se ciò vada considerato come presagio buono o cattivo. Ciò che è negativo oggi, andrà bene fra cent'anni, e tra duecento sarà nuovamente negativo. Noi però abbiamo il dovere di riconoscere che cosa stia capitando: ci sono in voi figure che minacciano il vostro principe, l'erede al trono.
Ma il nostro sovrano è lo spirito di questo tempo, che in noi governa ogni cosa, è il senso comune con cui oggi pensiamo e agiamo. Ha un potere spaventoso, perché ha portato a questo mondo beni incalcolabili e avvinto l'uomo con incredibili piaceri. Si adorna delle migliori virtù eroiche e vorrebbe sollevare l'umanità a splendide e radiose altezze, in un'ascesa inarrestabile.
L'eroe vuole intraprendere tutto ciò che gli è possibile. L'anonimo spirito del profondo invece fa emergere tutto ciò che l'uomo non può fare.
Il non-potere impedisce ulteriori ascese. Altezze superiori richiedono virtù superiori. Noi non le possediamo. Per prima cosa dobbiamo procurarcele, imparando a convivere con il nostro non-potere. A esso dobbiamo dar vita. Altrimenti come potrebbe mai trasformarsi in poter fare?
Non possiamo eliminare il nostro non-potere ed elevarci al di sopra di esso. Proprio questo però volevamo. Il non-potere ci sopraffarrà ed esigerà la sua quota di vita. Perderemo il nostro potere e crederemo, in accordo con lo spirito di questo tempo, che sia una perdita. Tuttavia non è una perdita, ma un guadagno, non comunque du beni esteriori ma di facoltà interiori.
Chi impara a convivere con il proprio non-potere ha appreso molto. Questo ci condurrà ad apprezzare le più piccole cose e alla saggia moderazione che viene richiesta dalle massime altezze. Una volta spento ogni eroismo, ricadremo nella miseria umana e anche in qualcosa di peggio. Verranno agitati i nostri fondamenti più profondi, perché smossi dalla nostra massima tensione, che valeva per ciò che era fuori di noi. Cadremo nel pantano del nostro mondo infero, tra le rovine che ogni secolo ha lasciato in noi.
Quello che è eroico in te è che sei dominato dal pensiero che questo o quello sia il bene, che questa o quella prestazione sia indispensabile, che questa o quella causa sia riprovevole, che questa o quella meta debba essere raggiunta con un lavoro che procede sempre a testa bassa, che questo o quel piacere sia da reprimere in qualunque circostanza e senza pietà. E così tu pecchi contro il non-potere. Il non-potere comunque esiste. Nessuno dovrà negarlo, criticarlo o zittirlo con le proprie grida.
(...)
Sappiate però che esiste una follia divina che altro non è che il superamento dello spirito di questo tempo attraverso lo spirito del profondo. Parlate di insano vaneggiamento quando lo spirito del profondo non può ritrarsi e costringe l'uomo a parlare in lingue incomprensibili anziché in linguaggio umano, e gli fa credere di essere lui stesso lo spirito del profondo. Parlate però anche di insano vaneggiamento quando lo spirito di questo tempo non lascia andare l'uomo e lo costringe a vedere sempre soltanto la superficie delle cose, a negare lo spirito del profondo e a ritenersi egli stesso lo spirito del suo tempo. Lo spirito di questo tempo non è divino, lo spirito del profondo non è divino; divino è l'equilibrio fra i due"
(Carl Gustav Jung, Viaggio infernale nel futuro, Il libro rosso, Bollati Boringhieri)