Alla scienza non importa nulla della libertà

24.04.2020
"La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca", Albert Einstein
"La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca", Albert Einstein

Di Alessandro Cantoni

Il professor Roberto Burioni, di cui provo una stima immensa (vi consiglio di leggere il suo ultimo libro, Virus. La grande sfida, scritto in modo chiaro e semplice), dichiarò, qualche tempo fa, che "la scienza non è democratica". Un'affermazione sulla quale tutti dovremmo trovarci d'accordo, proprio per evitare inutili invasioni di campo da parte di incompetenti, o la propagazione di fake news.

Sebbene io mi fidi criticamente, non ciecamente, della scienza, ritengo opportuna una riflessione circa la sua autorità (non autorevolezza, la quale è indiscussa ed indiscutibile).

Per quanto a quest'ultima vada riconosciuto un ruolo fondamentale nella tutela e prevenzione della nostra esistenza, è tuttavia innegabile che, spesso, chi si occupa di numeri e di formule non voglia scendere a patto con il diavolo, in questo caso l'economia, la politica, la filosofia, l'etica.


Di fronte a questi campi, il tecnico-scienziato tende a rivelarsi un padre padrone, osservando dall'alto al basso le sue ignobili creature. Questa arroganza non è soltanto deprecabile, ma persino pericolosa. Vediamo perché.

Secondo gli studiosi della Scuola di Francoforte e, prima di loro, del professor Martin Heidegger, ci sarebbe qualcosa di subdolo alla base del sapere scientifico. Innanzitutto, per quanto riguarda il suo rapporto strumentale, non immediato, con gli enti fisici, oggetto di studio.

Ciò è dimostrato in maniera brillante e con stile suadente nella Dialettica dell'illuminismo, in cui gli autori spiegano secondo quale criterio la razionalità tecnica e strumentale propria della scienza sia fondata sul dominio, lo sfruttamento della natura. Una riflessione che è possibile rintracciare già in Essere e Tempo del pensatore di Todtnauberg e, parzialmente, nei suoi Saggi e discorsi.

Mentre il precursore dell'esistenzialismo si riferiva esclusivamente all'era della civiltà industriale, Horkheimer e Adorno rintracciarono l'origine di questo modus operandi già nell'antichità, a cominciare dal mito antico, in cui il soggetto, per affermare la propria individualità, si pone come "altro" dal mondo naturale che lo circonda. Per ribadire la sua diversità, il singolo ha bisogno di possedere, di dominare, sia concettualmente sia fisicamente, la realtà.

Da questa mentalità, di cui Odisseo è, nella letteratura mitologica, il modello paradigmatico, scaturisce l'idea di uno spirito astratto, avverso ad una natura altrettanto astratta e confusa.

È questo il vero illuminismo, attraverso il quale il riscatto dell'individuo avviene per mezzo del controllo sugli enti. Il pensiero si riduce, nell'arco del tempo, a calcolo, equazione numerica, dove anche l'ignoto è già noto.

Gli studiosi francofortesi intendono porre l'accento su una questione in particolare, vale a dire sulla degenerazione di questo processo avviatosi agli inizi della storia. L'illuminismo, ovvero la razionalità strumentale di cui si appropria, più tardi, anche la scienza moderna, è totalitario.

Attraverso il controllo capillare sulla natura si giunge, nella civiltà industrializzata, al controllo sugli uomini.

Questa subordinazione dell'uomo all'uomo è la sintesi del capitalismo tecnico e scientifico, che piega gli uomini (ormai veri e propri soggetti economici) alle leggi dell'utilitarismo. Un sistema (quello capitalistico moderno) a cui hanno contribuito, secondo Horkheimer e Adorno, ma anche Herbert Marcuse, la tecnica e la scienza, che, tramite la modernizzazione, hanno accelerato e asservito quel pensiero strumentale e calcolatore inaugurato in età antica. È dunque evidente che per Horkheimer e Adorno la scienza non è neutra e, soprattutto, prescinde dalla libertà.

In questo senso, potremmo dire che no, la scienza non è democratica, anche perché, di per sé, non contempla le ragioni del diritto, come la libertà. Il suo compromesso con la politica è derivato, secondario, non autentico. Non appartiene alla sua essenza. Perciò, ad esempio, non intendo scaricare un'applicazione che, in nome del Sommo Bene, possa tracciare i miei movimenti. Preferisco ignorare se, accanto a me, si muove una persona malata di Coronavirus. Non posso però permettere che in nome della scienza (anche se per un ideale alto e nobile) venga bypassato il mio diritto alla libertà. 

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