
Che cos'è l'anarchismo (conservatore)
Di Alessandro Cantoni
L'anarchismo, prima che un progetto politico (estremamente discutibile) è una cultura. Viene spesso banalizzato e semplicisticamente indicato nei termini di una licenziosità dei costumi o del libertinaggio spinto. Per molti, l'ideale anarchico si concretizza nelle attività dei centri sociali, nei fricchettoni, oppure in un confuso e superficiale rifiuto di tutti i valori (nichilismo). Ma, come dicevo, la visione dell'anarchico è dettata da ben altri sentimenti rispetto alla spontaneità o alla mancanza di riflessione. Gli anarchici non vanno confusi con i modaioli, i gretti materialisti; sono solitamente dotati di un profondo rispetto verso le questioni dello spirito, della metafisica (in senso religioso o filosofico, o entrambi). E' ora di cominciare a prendere in considerazione questa visione allo stesso modo di altre tradizioni filosofiche, come quella liberale, comunista, ecc.
Un vero anarchico rifiuta qualsiasi compromesso con le istituzioni politiche, poiché in cuor suo disprezza ogni regime: sia quello democratico sia quello dittatoriale, oligarchico, ecc. Per lui, ogni fonte di diritto positivo è un tradimento verso l'individuo, sacrificato in nome della società o della collettività, e quindi una mortificazione della coscienza soggettiva. Persino i liberali, che fanno dell'individuo il proprio fulcro d'azione e di riflessione, non cessano mai di considerarlo in quanto "ente giuridico". Libertà, per loro, non è potere incondizionato dell'individuo, ma argine alla sua volontà di potenza nel rispetto dei diritti altrui.
Molti anarchici che sono entrati in Parlamento - penso a molti membri del vecchio Partito radicale - si sono trasformati in liberali ammuffiti e, quindi, hanno rifiutato l'anarchismo come ideologia obsoleta ed infantile.
L'ANARCHICO CONSERVATORE ED IL PROGRESSO
L'anarchismo non è un'ideologia, bensì un'opposizione dell'istinto guidato dalla ragione (apollineo-dionisiaco), della volontà, verso qualunque ideale sociale. Tuttavia, non è insolito trovare tra gli anarchici un sostegno ad altre ideologie: quella liberale, quella conservatrice, quella comunista. Non deve sorprenderci, dunque, che accanto a Nietzsche, Heidegger, Stirner, Jung possano convivere Marx, oppure Hobbes, o John Stuart Mill. Come si spiega tale fenomeno? Vorrei considerare la prospettiva di un anarchico liberal-conservatore, quale sono io.
Per capire questo, è indispensabile condurre una riflessione intorno all'idea di progresso. Innanzitutto, dobbiamo intenderci sul significato di tale espressione. Se con progresso ci riferiamo all'umanità (società degli esseri umani), oppure all'individuo. Per un anarchico conservatore esiste solamente il progresso dell'individuo, inteso come fiducia nei confronti del singolo di sfruttare le proprie possibilità per elevarsi al di sopra del senso comune, al di là del bene e del male definito dalla morale classica.
Il progresso, poi, non va confuso con lo sviluppo della tecnica o della scienza. Si tratta, al contrario, delle facoltà spirituali dell'uomo, come già avevano indicato Friedrich Nietzsche e Martin Heidegger: la consapevolezza di una destinazione ulteriore.
Pensiamo all'Essere-per-la-morte, ossia alla necessità di assassinare l'eroe prometeico dentro di noi. Questo sacrificio è la nostra possibilità più autentica, che ci fa camminar sull'orlo di un abisso: il desiderio di ritrovare noi stessi ( e che forse non può realizzarsi su questa Terra, come sosteneva Heidegger nelle ultime fasi della sua indagine), alla ricerca di un completo ritrovamento di sé. Una visione che ci allontana dallo spirito del tempo, facendoci sprofondare nelle tenebre della notte; dalla dimensione spazio-temporale di tutti i giorni, in cui noi figuriamo come enti dispersi tra le cose o la gente che ci circonda. Questa massa confonde il nostro io più autentico: quello di cui ha parlato Carl Gustav Jung e a cui pensavano pure Heidegger e Nietzsche.
E' importante sottolineare, tuttavia, che queste possibilità non sono facoltà innate, che riceviamo naturalmente, bensì dobbiamo conquistarle in quanto creature divine (dionisiache) e dotate di ragione (apollinee).
L'ANARCHISMO CONSERVATORE E LA POLITICA
Proprio perché la confidenza nel singolo non va confusa con l'ottimismo per l'umanità, l'anarchismo è, per l'anarchico conservatore, un ideale "aristocratico", destinato a pochi e forti individui. Individui che non possono rinunciare alla volontà di potenza, contrariamente alle masse, sempre pronte a chinarsi di fronte al sovrano: sia esso a capo di una repubblica popolare, democratica, o di una dittatura. Il popolo, espressione insignificante per un anarchico, è servo del diritto, si piega alla volontà generale e l'accetta come il minore dei mali.
Il conservatorismo, dunque, scaturisce da un pessimismo verso la collettività. Questo è, a differenza dell'anarchismo, un'ideologia, ovvero un sistema che per l'anarchico sorge tuttavia in maniera secondaria, ossia non gli appartiene realmente.
L'anarchico conservatore non ama i discorsi sulla morale, sul bene e sul male, ma non li disdegna a livello politico, in quanto si tratta dell'unica garanzia di ordine e di sicurezza. Le masse, in altri termini, sono destinate a rimanere tali. Perciò si è contrari all'estensione politica di una libertà individuale di cui la maggioranza non capirebbe il valore, il senso.
Il conservatorismo, se è di natura liberale, condivide poi (sempre e solo a livello di sistema politico) l'idea che la democrazia (accompagnata dai suoi diritti, dal suo parlamentarismo, ecc.) sia un metodo di governo imperfetto, ma meno repressivo di altri nei confronti dell'individuo.
Se l'umanità fosse perfetta si potrebbe e si dovrebbe rinunciare persino al liberalismo, che per un anarchico è pur sempre inadeguato ad esprimere i veri bisogni e le aspirazioni della volontà di potenza.
Per quanto possa essere rassegnato all'evidenza (e dunque realista), l'anarchico conservatore non rinuncia a risvegliare qualche vero sentimento di libertà nella folla. In altre parole, sa di combattere contro i mulini a vento, ma è convinto che una scintilla accenderà il falò in qualche coscienza matura e indipendente, a qualche adolescente dello spirito pronto a diventare adulto.