Fate della vita un'opera d'arte
Di Alessandro Cantoni
Nella vita, tutto è come nell'arte: ciò che conta non è il soggetto o, come direbbe Verlaine, "il colore", bensì le sfumature.
Il materialismo è uno stile di vita in cui si aboliscono le sfumature. Il materialismo consiste nel godere di beni materiali e nel consumo degli stessi.
La moderna società capitalistica, in Italia, è fondata su un materialismo di bassissima qualità: moda di scarso valore, cibo take-away, domeniche pomeriggio passate nei centri commerciali o al supermercato, vacanze low-cost in spiagge affollatissime. Sembra assurdo, ma la maggioranza considera tutto questo una normalità e uno standard di vita accettabile, al quale piegarsi più o meno volontariamente. Chi non lo fa è considerato un anormale, uno stravagante, se non addirittura uno snob. A questo livello si sono ridotte le masse di lavoratori ormai abituate a tutto: salari irrisori, maltrattamenti psicologici sul luogo di lavoro, pressioni di ogni tipo. Non c'è da biasimarli, ma da commiserare questa povera società ridotta a uno straccio.
Non voglio fare un discorso comunista contro il possesso. Al contrario, il materialismo, quando non è fine a se stesso, può essere una condizione fondamentale per vivere la vita a 360 gradi senza troppi impicci. Ritengo pertanto utile, ancorché non necessario, un buon o elevato tenore di vita.
Un alto grado di benessere economico ci dà la tranquillità per dirottare la nostra attenzione verso obiettivi di vita migliori e più piacevoli. I ricchi, ancorché siano pochi in questo Paese, lo sanno bene. Tuttavia non basta la ricchezza, ci vuole anche la cultura. Senza di questa un ricco non è tanto diverso da un piccolo borghese che va la domenica al centro commerciale. L'unico aspetto che lo differenzierebbe dal primo sarebbe magari il godimento di una villa in Sardegna. Poco male, dite voi? Sì, lo ammetto. E' sempre meglio che mangiare un hamburger al Mc Donald, ma la vita di quel nababbo materialista non è di una qualità superiore, se poi non sa andare oltre al banale possesso di oggetti. Di solito, gente di questo tipo non è mai soddisfatta di ciò che ha e ambisce ad ottenere sempre di più.
La mia critica è rivolta al materialismo come modo d'essere di molte persone. Dicevo, all'inizio, che esso è la mortificazione della vita stessa, è la scelta di chi ha rinunciato a vivere. E' l'ultima spiaggia, come si suol dire, di chi non vede altri motivi per vivere.
C'è vita quando sentiamo vibrare le fibre del nostro corpo e della nostra mente: questa è la vita. Il resto non è altro che brancolare nel vuoto.
Il materialismo rappresenta la scelta di vita più facile e "comoda": non richiede nessuno sforzo da parte nostra, tranne il consumo di oggetti. Indice di una vita materialista è il modo schematico in cui impostiamo la nostra esistenza: casa-lavoro-famiglia-weekend. Una sequenza che si ripete meccanicamente, simile a tanti gadget fabbricati in serie. E perché mai uscire dalla routine o dagli schemi? Non si starà benissimo, ma almeno c'è la sicurezza! Meraviglioso. Paghiamo la "sicurezza", come si dice, con l'appiattimento totale: emozioni ridotte al minimo. Ma questa è la vita, ci si ostina a ripetere. No, non è la vita. Con il vostro senso pratico e la vostra esperienza decennale, non avete capito niente della vita, ridicoli borghesucci da quattro soldi. Capivate di più quando eravate liberi di pensare con la vostra testa, prima che le esperienze vi assoggettassero, vi dominassero. Che razza di uomo è colui che non ha una mente libera e lascia che gli eventi condizionino le proprie idee? Mi fate pena, lo ammetto, ma anche un po' schifo per la violenza con la quale vi ostinate a morire ogni giorno. Mi fate schifo per la violenza con la quale giudicate chi è diverso da voi. Ma non c'è odio nelle mie parole, o forse un po' sì, ma anche il desiderio disperato di tendervi una mano, come colui che salva il proprio nemico pronto a cadere negli abissi, sull'orlo del precipizio.
Perdonate lo sfogo. Mi sia concesso di incazzarmi, una volta tanto. Ma non voglio lasciarvi andare via così, con l'amaro in bocca. Permettetemi di dire ancora una cosa, con benevolenza.
Il materialismo ci sottrae giorno dopo giorno, e non ci lascia niente. E' come una scritta sulla sabbia, che viene cancellata dal mare. Guardiamo con più interesse a questa cosa chiamata vita! Essa è di una ricchezza sorprendente. Perché banalizzarla così come facciamo? Perché ridurla a un feticcio? Nel materialismo non ci sono sfumature, ma solamente offerte già imballate e confezionate. Cerchiamo di capire qualcosa di più di questa vita: impariamo a osservare meglio ciò che sta intorno a noi, come lo spettacolo della natura; lasciamoci travolgere dalle emozioni che è in grado di procurarci l'arte, una donna, una situazione inaspettata. Smettiamo di chiuderci a riccio di fronte a ciò che è nuovo e ci spaventa per la propria novità. In altre parole, non smettiamo di essere curiosi verso le cose e le persone, ricerchiamo sensazioni nuove. Questa è la vitalità, ovvero la percezione che la vita è e non soltanto scorre scivolandoci addosso per finire nel nulla di ciò che fu. Lo spirito registra ogni traccia lasciata dalla vita e ci rende amici a noi stessi, dandoci la certezza che noi siamo qualcosa: siamo le esperienze che abbiamo vissuto, siamo le cose che abbiamo imparato, siamo – in definitiva - una totalità, come direbbe Hegel. Soltanto in questo modo. Comprendere è vivere. Vivere è comprendere. Chi non comprende o interrompe quel flusso che è la vita paga la propria ignoranza con il senso della propria inutilità o con un'esistenza ridotta a uno schemino più o meno gradevole, più o meno banale.