I conservatori sono più razionalisti dei progressisti

Il pragmatismo è volto a stabilire l'ordine, laddove invece la sinistra liberal tende ad accogliere positivamente l'ingresso della casualità nella storia.
Di Alessandro Cantoni
Molto spesso, la destra viene tacciata di irrazionalismo dal mondo liberal-progressista di sinistra. In effetti, se ci si attiene ad un piano prettamente dialettico, la maggior parte dei suoi leaders sembrano ricadere in quella categoria, data l'immediatezza con cui si rivolgono agli elettori. Al contrario, gli uomini e le donne di sinistra tendono a distinguersi per un intellettualismo formale a cui applicano i fondamenti della logica: premessa, deduzione, conclusione.
In realtà, però, a questa logicità formale non segue una imprescindibile logica sostanziale. In ciò consiste la differenza tra la destra di oggi e la sinistra liberal-progressista. Ovviamente in questo discorso non è inclusa la sinistra marxista, la quale si riferisce ad un sistema meccanicistico-scientifico, dunque piuttosto coerente, seppure nefasto.
Nella sua impostazione teorica e pratica, la destra aderisce ad un filone logico, razionalistico. Ciò è riscontrabile, ad esempio, nella maniera in cui vengono affrontate due importanti sfide del nostro tempo: l'immigrazione e la globalizzazione.
La destra opera nel tentativo di regolarizzare, normare tali processi al fine di scongiurare uno squilibrio. Il pragmatismo, in questo senso, è volto a stabilire l'ordine, laddove invece la sinistra liberal tende ad accogliere positivamente l'ingresso della casualità nella storia.
L'istinto conservatore, guidato dalla prudenza (la prudenza come criterio politico, insegna Russell Kirk), agisce nella prospettiva di salvaguardare il reale da pericoli o minacce esterne, rappresentate da ciò che deteriora l'ordine costituito. Al contrario, il pensiero progressista è universalista, caotico, propenso ad includere senza valutare attentamente i rischi implicati. Nel caso della globalizzazione, appare con evidenza. L'accoglimento della Cina nel WTO e l'ideologia globalista hanno prodotto le diseguaglianze e gli squilibri che ben conosciamo. A voler correggere le imperfezioni di questo ordigno sono, attualmente, i partiti conservatori, da Matteo Salvini a Donald Trump.
Il pensiero sistematico che riconduce ad un ordine, ad un principio primo assolutamente coeso, lo riscopriamo certamente nella logica aristotelica. Aristotele fa confluire tutte le proprietà accidentali degli oggetti (la qualità, la quantità, la relazione, il dove, il quando, il giacere, l'avere, l'agire, il subire) al loro essere-sostanza, che è immutabile e perfetto. L'essere-sostanza coincide con la forma propria, la proprietà fondamentale che rende quell'ente diverso e unico rispetto agli altri. Qualcosa di analogo esisteva già in Platone, sebbene in modo più illogico ed astratto. La forma mentis di sinistra è più legata al platonismo che all'aristotelismo. Il secondo è materialmente concreto e, allo stesso tempo, concettualizzante, mentre la prima corrente di pensiero si mantiene nella sfera di un astratto idealismo.
In ultima analisi, si dice spesso che il pensiero liberale (che è nato a destra e a cui si è successivamente accodata la sinistra) sia iniquo. Da ciò deriva un atteggiamento di superiorità morale della sinistra, impegnata a moltiplicare invece i pani e i pesci per le pecorelle smarrite. Anche in questo caso, viene palesemente ignorato il fatto che nelle sue intenzioni originarie il liberalismo si proponeva di creare una società giusta e che gli squilibri sono derivati dall'entrata dei grandi monopoli nel sistema di mercato. Oltretutto, il sistema liberale è anche il più rispettoso della dignità umana (a differenza di altri regimi, come il fascismo ed il comunismo), in quanto mette al centro della sua filosofia l'individuo ed il suo benessere.