I palestinesi hanno diritto ad una piena indipendenza

07.05.2021

Di Alessandro Cantoni

La questione israelo-palestinese torna d'attualità in queste ore, in seguito ad un attacco rivolto nei confronti della Siria, paese membro della Lega Araba, insieme ad Arabia Saudita, Egitto, Transgiordania, Iraq e Libano, dal 1945.

Su tale punto, ossia su una presa di posizione nitida nei confronti delle violazioni di israeliani e palestinesi, vi è ancora molta reticenza nel dibattito politico ed in seno alle istituzioni europee.

Bettino Craxi fu tra i pochissimi membri del parlamento italiano ad esprimere posizioni coraggiose, seguite da un'attenta disamina dei fatti storici e da un'autentica passione per l'autodeterminazione dei popoli.

Il 6 novembre 1985, l'allora Presidente del Consiglio ribadì con fermezza il diritto d'opposizione dei palestinesi e dell'OLP, smarcandosi da facili luoghi comuni familiari agli ultra-atlantisti, ma anche dovuti all'ipocrisia, alla sudditanza o alle mere questioni di interesse, manifestati da alcuni colleghi parlamentari.

L'opinione pubblica viene lasciata piuttosto all'oscuro dinanzi allo storico conflitto tra i palestinesi (di etnia araba) e gli israeliani.

Polarizzare il consenso nei confronti degli uni o degli altri sarebbe riduttivo, ed è la ragione per cui abbiamo il compito di difendere sia i diritti del popolo ebraico, sia quelli dei palestinesi.

Il disappunto espresso da questi ultimi è comprensibile, in quanto i territori su cui risiede oggi la popolazione ebraica sono stati occupati per secoli dagli arabi.

Con una risoluzione di carattere internazionale, le Nazioni Unite tentarono di redistribuire i territori in maniera abbastanza ponderata alle rispettive popolazioni. La dichiarazione di indipendenza e, quindi, l'istituzione di uno Stato di Israele nel 1948 segnò, agli occhi degli arabi, una vera e propria provocazione. Ciò sancì l'inizio di numerosi conflitti.

Nel corso dei decenni, Israele ha inoltre cercato di impossessarsi di aree palestinesi, tra cui la Cisgiordania e Gaza nel 1967. Seguirono molteplici scontri nel 1973 e l'invasione del Libano nel 1982.

Movimenti e organizzazioni paramilitari e politiche come OLP, il movimento per la liberazione della Palestina, e Hezbollah in Libano, sorsero in risposta alla politica espansionistica e radicale adottata da Israele. Come sostenne Craxi, la loro resistenza è pertanto legittima.

Ciò che non possiamo tollerare sono i metodi impiegati, ossia il terrorismo armato, e l'intransigenza adottata su entrambi i fronti nazionali. Concretamente, tale ostilità si traduce nel rifiuto ingiustificato di riconoscere uno stato palestinese da parte degli ebrei e viceversa.

Considerando le occupazioni della Palestina da parte di Israele, è importante battersi per un riconoscimento unanime all'autodeterminazione, in accordo alla Dichiarazione di Indipendenza palestinese, che rivendica la sovranità nei confronti della Cisgiordania, Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza.

In Europa, c'è molta divisione sul tema, mentre sarebbe auspicabile una convergenza plenaria. Si tratterebbe di un'occasione unica e irripetibile per ribadire un principio di Realpolitik, oltre che di indipendenza della politica estera europea rispetto al suo alleato principale, gli Stati Uniti d'America.

Al di là di ogni risultato, sono soprattutto le parti in gioco che devono riconoscere i propri limiti, ma Israele deve imparare ad accettare anche le ragioni rivendicate dall'OLP. 


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