Il libertino educato: una figura da riscoprire in tempi di dissolutezza e maleducazione

17.10.2023

Di Alessandro Cantoni


Studiare e riscoprire i classici del pensiero occidentale possiede ancora un valore immenso per la nostra formazione culturale.

Il senso della misura era proprio sia dei greci che dei romani: quel sano equilibrio interiore ben diverso da ciò che avrebbe significato per i cristiani. Secondo questi ultimi, infatti, la misura è la pura ragione, la rinuncia al piacere e l'inseguimento di un ideale di vita.

Cosa significava per un greco o per un romano avere il senso della misura? Basta leggersi Epicuro oppure Seneca, Orazio.

Il ragionamento è importante per comprendere come condurre bene la propria vita. Esso ci insegna, secondo gli epicurei e gli stoici, che i piaceri non sono tutti uguali: vi sono quelli che portano alla degradazione dell'individuo, come le ambizioni, l'avidità di denaro, il fasto, la ricerca del lusso in qualunque circostanza. Questi piaceri, in sostanza, si trasformano in mali, poiché a lungo andare ci procurano sofferenze, timori, dispiaceri e insoddisfazione. Il vero piacere non è mai dato da forti scosse o da turbamenti violenti, come si possono notare invece negli amanti del bere, del sesso o del mangiare, per fare alcuni esempi.

Il piacere consiste dunque in un'arte di vivere la vita, di provare delle passioni, ma con senno: ovvero evitando quelle che potrebbero privarci della tranquillità.

1. Questa vita trascorsa nei piaceri non è però un invito all'inattività o alla pigrizia. Un'esistenza passata nell'isolamento e nell'inerzia non assicura la tranquillità d'animo. Perciò Epicuro raccomanda di dedicarsi alle questioni politiche e Plutarco ci esorta a realizzare ciò che più si addice alla nostra natura particolare.

L'amante del piacere – a questo punto siamo autorizzati a chiamarlo col suo vero nome: il libertino – non fugge la vita con i suoi imprevisti, le sue peripezie: ci si butta a capofitto. Non si barrica in casa o nel giardino. Al contrario, come ha sostenuto Plutarco nel saggio La calma, un uomo veramente libero e amante del piacere impara a scorgere le opportunità nella sventura, a non lamentarsi della sorte, bensì a reagire con forza di volontà, carattere e senno, a quelle che potrebbero definirsi delle sventure.

2. Il libertino della tradizione classica non è un volgare dissipatore o un dionisiaco scostumato, afferrato dalle passioni più abiette e dagli istinti più triviali. Ecco perché questo libertino, così come ce lo dipinge Orazio nelle Satire, ha un profondo senso morale, una certa "purezza di cuore e di vita":

"Ma se io ho un'indole retta o soltanto macchiata, come nei in un bel corpo, da pochi difetti e non gravi; se nessuno può in buona fede accusarmi d'essere un sordido avaro o di battere malfamati bordelli; se io vivo, per lodarmi da me, puro e innocente, e insieme caro agli amici, ebbene tutto questo lo devo a mio padre (…)"

Ancora, poco oltre, aggiunge:

"Pudico, pregio primo d'ogni virtù, mi tenne lontano non solo da ogni vergogna ma persino dal suo solo sospetto".

Innocenza, purezza d'animo, pudicizia, ecc. sono virtù del libertino classico, il quale, se si lascia sfuggire qualche debolezza o sregolatezza (a quei tempi non esisteva il moralismo d'accatto), non ne diventa però schiavo. Che classe, che eleganza! Quanto ci sarebbe da imparare da greci e romani in un'epoca dove la strafottenza, la boria e l'arroganza di certi "libertini" è solo il simbolo di un degrado morale ed intellettuale, di una finta ricchezza congiunta a trivialità, spacconeria e stupidità.

L'educazione e le qualità morali del vero libertino (quello stoico-epicureo) non sono acquisite artificialmente, attraverso un'educazione imposta e convenzionale, ma sono uno sbocco naturale di una vita alla ricerca di un piacere semplice ma non privo di meravigliose sfumature e sfaccettature! Da questo deriva una certa sua purezza e illibatezza, una spontanea pudicizia fisica e morale, una certa rettitudine, una moderatezza nel dare e nel ricevere, un'umiltà di fondo che si può conquistare solo con la ragionevolezza e tramite una condotta di vita coerente con quella ragionevolezza.

Non ci sono scorciatoie. Tutto il resto è conversazione, è soltanto chiacchiera su ciò che si vorrebbe essere e che non si è. La moralità del vero libertino è diversissima dalla "buona creanza" di certi borghesi o, ancora, dal finto senso del decoro dei perbenisti: lasciamo a costoro le buone maniere e permettiamo che il senso morale sgorghi invece liberamente, naturalmente, da noi stessi. Essere dei libertini educati non è per tutti, però possiamo provare ad assomigliarci almeno un po'! Come? Imparando a vivere come dei veri libertini.         

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