La dolce vita del maresciallo Richelieu

Di Nicolò Corradini
Il 13 marzo 1696 nasce a Parigi Louis Francois Armand de Vigneron du Plessis de Richelieu, maresciallo e pari di Francia nonché pronipote del celeberrimo cardinale di Richelieu. Cresciuto alla corte del Re Sole, si fa strada da subito corteggiando e divertendo le dame più in vista, fino a diventare il protetto dell'amante di Luigi XIV, madame de Maintenon. Pur calibrando amabilmente garbo e sfrontatezza, seduce ben presto duchesse già ammogliate e suscita la disapprovazione dello stesso re, che lo condanna ad un periodo di reclusione alla Bastiglia. Da lì uscirà solo sotto condizione di restare fedele alla moglie, ma, ripromettendosi in cuor suo l'esatto contrario, una volta libero, tornerà a dedicarsi alle altre donne. Conformemente al suo rango, presterà servizio nell'esercito francese, combattendo nella Guerra di successione polacca (1733-1738), nella Guerra di successione austriaca (1740-1748) e nella Guerra dei Sette anni (1756-1763). Nei suoi Memoires,
con i quali ci è attestata la sua figura storica nei particolari più privati, vi sono notevoli annotazioni di carattere psicologico, tipiche del portrait caro alla letteratura francese, in particolare dell'animo femminile. Tra queste pagine, dominano capacità mimiche e teatrali, dissimulazione e una spietata ironia, incurante di qualsivoglia tatto o riguardo. Essendo un antieroe, slegato da compromessi morali, il nostro sa cogliere le contraddizioni del reale senza per questo avvertirle come tali, ma semplicemente registrandole come dati di fatto. L'animo umano è messo a nudo con distacco e lucida ironia; come quando, annotando l'accusa, da parte di una sua amante sposata e indotta all'adulterio, di aver agito al fine di ostacolare la salvezza della sua anima, l'autore riesce a far apparire esilarante un turbamento vero e sentito. Richelieu però non è un cinico e, dopo essere stato fermato dal marito della ragazza, che gli rivela la recente scomparsa della moglie (a sua insaputa sedotta e poi improvvisamente abbandonata da Richelieu), non riesce a trattenere le lacrime.
Il mondo in cui si muove Fronsac (così è chiamato familiarmente Richelieu, essendo anche titolare dell'omonimo ducato) concepisce la vita come una continua festa, fatta di balli, ricevimenti, eventi mondani e spese voluttuarie, motivate esclusivamente dal capriccio e dalle posizioni di rendita. Il punto di vista del duca di Richelieu verso la borghesia (dinamica, laboriosa e spesso più ricca degli stessi nobili, ma priva di diritti politici) rispecchia quello dell'alta aristocrazia sua contemporanea, a pochi anni dalla Rivoluzione. Pur cattolico, egli biasima l'editto di Fontainebleu (del 1685, che privava i calvinisti francesi, detti ugonotti, della libertà di culto), dichiarandosi a favore della tolleranza religiosa e si fa promotore dell'elezione di Voltaire all'Académie de France; quello stesso Voltaire che, in una lettera dell'ottobre 1745, lo definirà son heros. Nonostante l'ampiezza di vedute, la Storia con la "S" maiuscola s'incarnava per Richelieu nell'istituzione monarchica e nei valori della società nobiliare, nei suoi rituali narcisisti così come nella sua concezione dell'onore e dei rapporti interpersonali, che erano ad un tempo bigotti e dissoluti, spesso scabrosi ma sempre regolati da una rigidissima etichetta, accondiscendenti verso i nobili e moralisti verso il popolo: quel mondo in cui un quindicenne poteva infilarsi sotto le lenzuola di una donna sposata e darsi pensiero soltanto di non venire scoperto per non dare scandalo, ma nel quale il cavalier servente, il cicisbeo, era un'istituzione e i mariti sarebbero stati ben felici di ricevere le corna dalla moglie, a patto che queste fossero conferite nella stanza del Re.