
Il problema del costume nel teatro greco antico
Di Mattia Giacomel

Si vuole qui inaugurare una nuova sezione dedicata alla storia e alla critica teatrale e dello spettacolo. Come primo argomento desidero affrontare il costume nel teatro greco antico e del quale si parlerà in più articoli, dando vita così ad una sorta di macro articolo a puntate. Il primo, ovvero il presente, analizzerà il tema in modo sostanzialmente introduttivo.
Come per ogni ricerca occorre partire dalle fonti che, in tal caso, diventano un problema assai arduo in quanto il costume è certamente materiale, ma, per ovvi motivi, di difficile conservazione, soprattutto se si parla di un'epoca veramente lontana nella storia come quella della quale si sta qui discorrendo. La prima fonte a cui affidarsi è di tipo scritto, ovvero l'Onomasticon di Giulio Polluce, scritto nel II secolo d.C., il quale è a tutti gli effetti da considerare come catalogo del costume e della maschera del teatro greco antico.
Quando si parla di messe in scena nell'antichità greca si fa riferimento, ovviamente, a tre tipologie di spettacoli: tragedia, commedia e dramma satiresco. Le tragedie e le commedie venivano messe in scena durante le Grandi Dionisie, le Lenee e le Dionisie rurali, ovvero feste in onore del dio Dioniso. Durante gli eventi teatrali il costume aveva il compito di comunicare al pubblico la condizione sociale e psicologica del personaggio nell'esatto momento in cui entrava in scena.
Studiare il costume adottato dagli antichi greci durante le tragedie e le commedie non è semplice, sia, come detto, per il problema della conservazione dello stesso, sia perché oggi cogliamo l'evento in un modo antropologicamente diverso rispetto a come lo percepivano al tempo. Dunque, per riuscire a tessere un lavoro criticamente valido e oggettivo ci si deve basare sulle testimonianze archeologiche e sugli scritti giunti sino a noi, senza contare che, tra l'altro, non siamo in grado di riprodurre la musica che arricchiva le rappresentazioni, nonostante vi siano dei tentativi di ricrearla.
Quando parlo di testimonianze archeologiche intendo soprattutto vasi e statue: infatti, questi reperti sono il nucleo sul quale possiamo fare affidamento per poter avanzare ricostruzioni corrette, limitatamente al teatro, circa le caratteristiche e le funzioni dei costumi e delle maschere.
Nei prossimi articoli si tratteranno in modo approfondito e più specifico i vari aspetti che sostanziano il tema qui inaugurato, ovvero si affronteranno gli abbigliamenti, le calzature e le diverse tipologie di maschere dagli artisti indossate, facendo attenzione a tener separato nel suo complesso il costume degli attori da quello dei corèuti, se necessario.
I corèuti erano coloro che componevano il coro, ovvero l'unico elemento delle messe in scena prima che comparisse il primo attore introdotto da Tespi. I membri del coro danzavano e/o cantavano per commentare ciò che veniva svolto sul "palco" e, di essi, solo il corifeo, cioè la loro guida, instaurava talvolta un dialogo con gli attori se e quando presenti.