
Il trionfo della libertà a Madrid. Segnali di rinascita dal cuore della Spagna
Di Lorenzo Cianti
Il 4 maggio scorso ha avuto luogo un appuntamento elettorale degno di considerazione, il cui esito risulta decisivo per le sorti politiche della Spagna: le elezioni per il rinnovo dell'Assemblea di Madrid. La Presidente in carica della Comunità Autonoma madrilena, Isabel Díaz Ayuso, membro di spicco del Partito Popolare, ha deciso di sciogliere la Camera cittadina e di indire elezioni anticipate a causa degli attriti sorti nella maggioranza di governo con i liberali di Ciudadanos, sempre più propensi ad un accordo programmatico con i socialisti.
PRAGMATISMO E LIBERTA'
L'amministrazione di Ayuso si è distinta per l'opposizione ferrea e intransigente alle misure restrittive adottate dal governo di Pedro Sánchez, provvedimenti "chiusisti" ritenuti illiberali e fortemente dannosi nei confronti del tessuto sociale ed economico della capitale iberica. Nonostante l'accesa conflittualità tra la compagine ministeriale e Isabel Díaz Ayuso, è prevalsa la linea della seconda: risoluta, pragmatica e tesa a favorire un ritorno tempestivo alla vita prima del Covid-19. Se si considera questa prospettiva, è possibile affermare come le riaperture promosse dalla governatrice non siano affatto una bandiera ideologica, al contrario di quanto propinato quotidianamente da certa sinistra, ma rappresentino la volontà di valorizzare il benessere, il dinamismo e la straordinaria sinergia tra settori della società civile che Madrid ha saputo conquistare in modo invidiabile negli ultimi decenni; merito questo del buongoverno popolare, che dura ininterrotto da oltre un quarto di secolo nella capitale spagnola.
LA DICOTOMIA: STATALISTI E LIBERALI
La campagna elettorale, dai toni accesi ed infiammati come mai prima d'ora, ha posto in evidenza una netta dicotomia antropologica prima ancora che politica: da un lato, sono presenti i fautori dello statalismo in ambito finanziario, paternalisti fino al midollo e inclini alla soppressione delle libertà individuali; dall'altro, i garanti di quella Weltanschauung plurale, moderata e democratica che osteggia il radicalismo, che ripudia i metodi violenti e coercitivi, che sostiene il primato ineludibile della persona nella sua unicità. Ebbene, questa sfida ricorda sotto svariati punti di vista le elezioni politiche del 1948, le prime celebrate in Italia dopo la dittatura fascista, sia per quanto concerne l'aspetto prettamente simbolico sia in riferimento ai contenuti che hanno animato lo scenario politico di Madrid.
L'alleanza frontista tra il Partito Socialista Operaio Spagnolo, la lista civica Più Madrid e Podemos, partito di ispirazione neocomunista, ha voluto puntare sulla strategia della "gioiosa macchina da guerra", ripercorrendo una tattica simile all'esperienza dello stellone garibaldino del Fronte Democratico Popolare nostrano. Inutile dire che le sinistre radicali abbiano additato come responsabili dell'ubiquo "ritorno al franchismo" la destra conservatrice e patriottica di Vox, guidata dall'imprenditrice Rocío Monasterio, ed il già citato Partito Popolare, che nel frattempo ha prosciugato gran parte del consenso dei liberali di Ciudadanos.
IL SUCCESSO DEI POPOLARI
Dopo
l'effimero successo del 2019, Ciudadanos appare oggi come una forza politica implosa al proprio interno,
rimasta priva di chiari riferimenti valoriali e inchiodata a numeri da prefisso telefonico. L'apprezzamento
per Isabel Díaz Ayuso e per il suo operato ha inciso in modo determinante sul risultato del voto: il Partito
Popolare ha più che raddoppiato le proprie percentuali rispetto a due anni fa, raggiungendo la cifra del
44,73% e mantenendo un vantaggio granitico sugli avversari progressisti. Basti pensare che il Partito
Socialista ha subìto la peggior debacle della sua storia con il 16,85%, superato persino dalla lista civica Più
Madrid a suo sostegno (16,97%), mentre risulta marginale l'apporto dei comunisti di Podemos, fermi al
7,21%. Buona l'affermazione di Vox, in lieve crescita al 9,13%, che in tutta probabilità sosterrà i Popolari
in un esecutivo di centro-destra; de profundis per Ciudadanos, precipitato al 3,57%, ben sotto la soglia di
sbarramento del 5% e prossimo all'estinzione. Questi dati possono condurre ad alcune riflessioni di
carattere complessivo: innanzitutto, è bene osservare come il Partito Popolare sia riuscito ad unire
perfettamente le anime liberali, cattolico-democratiche, conservatrici e riformiste dello spettro politico
spagnolo, assimilate in una vera e propria Volkspartei interclassista ed omogenea - obiettivo che il PdL
italiano ha fallito miseramente, malgrado le premesse iniziali. Con il contributo sostanziale di Vox, si
prospetta la nascita di quella che può essere definita la maggioranza silenziosa nella Comunità Autonoma di
Madrid, da sempre una vocazione prevalente in Italia, sebbene spesso negletta e ignorata dalle classi
dirigenti. Tutto ciò è la dimostrazione lampante di come un conservatorismo moderno, di matrice liberale
ed occidentale, possa incidere e fare la differenza anche nei centri urbani di dimensioni maggiori,
minacciati da una pericolosa onda anomala nichilista contro cui è doveroso combattere, in Spagna come
in Italia e nel resto d'Europa. L'amore del popolo madrileno per la libertà ed il profondo desiderio di
riscatto dalla sopraffazione dimostrano ancora una volta come, anche dopo gli eventi più tragici, sia
possibile risorgere per costruire un futuro basato sulla consapevolezza.