La dominanza della femmina

07.08.2020

Di Nicolò Corradini 

C'è poco da fare: il sesso femminile domina. Volenti o nolenti, in un modo o nell'altro, noialtri poveri maschietti sottostiamo all'imperio delle donne: già nella parola (donna da domina, ovvero signora) è indicata la subalternità del maschio. Tuttavia, pare che la femmina abbia inscritto nel proprio codice genetico le massime di Sun Tzu, autore nel VI secolo a. C. dell' arte della guerra, in cui rivelava che "ogni battaglia è vinta prime di essere combattuta". Il gentil sesso, dunque, non ha bisogno di combattere per ottenere ciò che vuole: pone già le condizioni per averla vinta, con la forza del ricatto, per cui l'uomo, disarmato, cede a qualsiasi richiesta al fine, a sua volta, di "averla vinta"... Cosa trova il maschio, dunque, di tanto desiderabile da abdicare alla volontà di comando? La pelle liscia e l'abbraccio disarmante, io credo. Le donne lo sanno, sanno che, nel mondo aggressivo e volgare in cui sovente è immerso l'uomo, c'è poco spazio per la tenerezza e per i modi suadenti. Anche quando non sono affatto tenere e, anzi, sono a loro modo aggressive, le donne sanno usare gli artifici della parole, dell'intonazione della voce e dell'amabile gestualità per il raggiungimento del loro scopo, sapendo bene che il maschio ha in testa quasi solo quello, lo "scopo"... Capire una donna è impresa degna della sapienza di Salomone e dell'astuzia di Ulisse, la quale da sola non basterebbe visto che lo stesso re di Itaca ha volentieri ceduto alle lusinghe di ben tre donne(tre! Se gli Dei gli volevano male non dovevano volergliene troppo...) prima di tornare da Penelope. Quello, però, che si capisce fin da subito è il maggior potere contrattuale di Lei: "o vinco io o tu la perdi", al che lui ammutolisce ed esaudisce ogni richiesta della sua signora. Come dar torto, però, al povero maschietto? La femminilità è quel mondo ancestrale, noto a tutti fin dalla placenta, e al contempo continuo fine per il desiderio di perpetuare la stirpe. Non è vero, dunque, che la donna insegue il sogno di genitorialità mentre il maschio lo rifugge, piuttosto nel maschio c'è maggiore interesse per il mezzo con cui perseguire tale obiettivo, laddove per la donna mezzo e fine hanno eguale importanza. In fondo, entrambi, ambiscono al piacere del talamo: entrambi mirano alle prese vigorose di lui e alle curve accoglienti di lei, piacevoli al tatto tanto quanto gradevoli al gusto. Il momento dell'amplesso è la fuoriuscita dal concreto per entrare nel mondo del Sacro. Come spiega bene il filosofo e psicanalista Umberto Galimberti: "Non dobbiamo pensare al sacro come qualcosa di morbido, il sacro è il luogo della massima violenza, dalla sessualità selvaggia; sacra è la guerra, dove non ci sono regole". L'essere umano, essendo l'unico animale originariamente non normato e non preordinato dalla Natura, si è dovuto dare delle regole, ma è curioso che, per poter sopravvivere, debba trascendere quelle regole ed entrare nel mondo oscuro e squisito del sesso (il senso del gusto che suscita quest'ultimo aggettivo è a sua volta indicativo della natura del piacere sessuale, in cui l'oralità gioca un ruolo fondamentale). In conclusione, la storia umana è storia della convivenza e del connubio secolare di maschile e femminile, di Ares e Afrodite; occorre perciò preservare le preziose e inestimabili differenze che caratterizzano i due generi, a pari merito votati al perseguimento dell'immortalità.

© 2024 La fucina delle idee. Tutti i diritti riservati.
Creato con Webnode
Crea il tuo sito web gratis! Questo sito è stato creato con Webnode. Crea il tuo sito gratuito oggi stesso! Inizia