La filosofia del monte e la sua linfa





Di Alessandro Cantoni
Per la nuova stagione turistica in tempi di Coronavirus si prevedono maggiori pernottamenti nelle località di montagna. Un'occasione per riscoprire o scoprire, per la prima volta, luoghi incantevoli e fuori dal tempo.
Per chi li frequenta e apprende ad amarli, diventa impossibile separarvisi.
Vivo in una vallata alpina da oltre vent'anni, eppure non cambierei per nulla al mondo questa pace infinita (la felicità epicurea) che scorre nell'aria cristallina e percuote i campi di granoturco nella radura.
BORGHESIA PRE-CONTEMPORANEA
Qui resiste un'umanità altrove sconosciuta, dispersa. Una natura che talvolta ritrovi nel volto dei ragazzi e delle ragazze che non si sono lasciati contaminare dalla falsa beatitudine della modernità.
Ovviamente, non mancano i segni del nuovo, che, in ogni caso, sono accolti con una certa repellenza. Un viadotto che attraversa il campo, deturpandolo; una colata di cemento nella pianura, sono simboli di sfregio.
Non si tratta di spirito anticapitalistico. Al contrario, qui la voglia di lavorare ed il senso pratico la fanno da padroni. Aleggia un savoir faire mercantilistico e commerciale. In questa accezione, si può dire che le nostre genti siano tra le più borghesi: senso del dovere, spirito di sacrificio, salvaguardia delle tradizioni. Soltanto, è una borghesia pre-globalizzata o pre-contemporanea, se si preferisce, non dissimile da quella che avreste conosciuto negli anni cinquanta o sessanta del secolo scorso.
Lo spirito della modernità, con le sue idee ed innovazioni tecniche, è giunto anche da noi, ma fatica a penetrare ed insediarsi nel cuore degli uomini comuni, rimanendo un semplice appannaggio dei progressisti che, pure, non mancano e, anzi, sono in costante aumento.
Questa terra straordinaria non soltanto ti radica, fornendoti una patria sicura, bensì forma il tuo carattere, i tuoi gesti; plasma le tue idee ed il temperamento.
Non essendo urbanizzate, le popolazioni montanare dimostrano maniere schiette. Ciò le rende particolarmente sincere, dirette. Non ti nascondono la loro gioia o tristezza, simpatia o risentimento. La politesse civilizzata e ben ammaestrata viene percepita come innaturale e "borghese": un termine aborrito quando sinonimo di bon ton aristocratico; apprezzato, invece, nella sua declinazione più classica e non moderna.
LA FILOSOFIA DELLA MONTAGNA
Se siamo quel che siamo, è merito dei monti. Perciò, quando verrete, rispettateli, osservateli ed ascoltateli. Essi possono ispirare in voi i più nobili sentimenti e le migliori intenzioni.
I monti possiedono una bellezza ed una maestosità neoclassica. Comunicano al viandante la loro filosofia: "nobile semplicità, quieta grandezza".
Chi li sta a sentire, non solo superficialmente, ma con placida venerazione, apprende ad innalzarsi al di sopra del sentimento comune. La sua morale diventa aristocratica, ma la sua foggia non annuncia alcuna ridondanza, sfarzo o millanteria.
Come Zoroastro, scende tra la folla, dialoga con essa senza alcuna presunzione di superiorità. Egli solo conosce l'intimo segreto che il monte gli ha trasmesso. Ne diffonde l'ammonimento all'umanità che incontra lungo il percorso attraverso i gesti, l'esempio. Mai in modo predicatorio.
Il filosofo della montagna - e chiunque ascolti la sua voce, facendola propria, è degno di tale nome - si muove in un universo fatto di simboli e di segni non verbali. Con il monte non esiste il filtro del logos, che in greco significa sia discorso, parola, sia ragione.
Pertanto, il suo insegnamento è alla portata di tutti, non è élitario, e richiede soltanto una particolare predisposizione d'animo: l'ascolto.
Il sentimento del sacro è
più forte. Il monte ha infatti il suo dio, che il viandante impara ad onorare.
Un dio possente, saggio. Un demiurgo che incute timore e rispetto, ma comunica gratitudine.