La retorica conformista del politicamente scorretto
30.05.2018
Le penne ribollenti del politicamente scorretto seminano stragi, spargendo corpi esangui di parole in un campo di battaglia ideale, fatto di carta e di petrolio. Dissacrano questo o quel personaggio politico a seconda del consenso riscosso in seno all'opinione pubblica. Sono i nuovi chic radicali, più conformisti dei conformisti stessi.
Le penne ribollenti del politicamente scorretto seminano stragi, spargendo corpi esangui di parole in un campo di battaglia ideale, fatto di carta e di petrolio. Dissacrano questo o quel personaggio politico a seconda del consenso riscosso in seno all'opinione pubblica. Sono i nuovi chic radicali, più conformisti dei conformisti stessi.

Rovistando tra gli archivi de Il Tempo ho trovato un articolo di massimo interesse. Racconta i venerdì segreti di Giorgio Almirante ed Enrico Berlinguer.
A prima vista si sarebbe portati a credere - senza sbagliare troppo - che comunisti e neofascisti si evitassero come la peste, un veleno mortifero, nefasto.
Non valse né per il leader storico del partitone rosso, che dopo Togliatti aveva smesso di venerare mamma Russia, né per il capo della destra sociale italiana.
Una storia di amicizia, ma soprattutto di rispetto. Lo stesso che è venuto meno in questi ultimi giorni verso il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al quale va la mia solidarietà.
I paladini del politicamente scorretto sorgono più o meno ovunque. Compaiono a tutte le ore del giorno nei talk-show politici, scrivono per le grandi testate giornalistiche.
Alcuni di questi soggetti ritengono che qualunque circostanza sia ottimale per sparare sulla croce rossa delle istituzioni, riversando fiumi di inchiostro a sostegno della causa popolare, sempre e comunque. Avanti popolo! è il loro grido di battaglia.
Seminano stragi, spargono corpi esangui di parole in un campo di battaglia ideale, fatto di carta e di petrolio. Dissacrano questo o quel personaggio politico, a seconda del consenso riscosso in seno all'opinione pubblica.
Pensano di essere diventati tutti dei Tom Wolfe, ma magari avessero la classe, lo stile, l'eleganza e la lucidità del grande scrittore americano. Confondono la critica fondata con il turpiloquio o l'insulto gratuito, credendosi alternativi ai cosiddetti benpensanti radical chic. Ma sono loro i nuovi e veri chic radicali, più conformisti dei conformisti stessi. A loro piace definirsi controcorrente (sic!)
Non ho mai sopportato la retorica benpensante e falsa di chi, con l'arte del raggiro, riempie la realtà di inutili fronzoli inesistenti, facendola diventare un'inguardabile opera kitsch.
Non mi convince neppure questa insopportabile vocazione a sommergere di fango tutto e tutti, assurgendo agli onori il giudizio della maggioranza. Dovrei forse parlare di tirannia della maggioranza. Chi ha letto anche solo qualcosa del liberale Tocqueville capirà che la verità non è sempre di proprietà del buonsenso comune, ma appartiene a chi è in grado e desidera pensare.