La sinistra di oggi è liberale e borghese

19.01.2021

Di Alessandro Cantoni 

I proletari non sono scomparsi, hanno cambiato pelle. Ieri si sarebbe parlato di classe operaia, e oggi? Ai tempi nostri, ciò che fa la differenza è la variante "impiego pubblico" e "privato".

I lavoratori dello Stato sono i borghesi e, per tale ragione, conservano spesso una mentalità borghese.

I borghesi sono liberali un po' ammuffiti, sono i chierici dello Stato.

A questa entità suprema hanno immolato l'agnello sacrificale, in nome di un vuoto formalismo impersonale, 

della legge per la legge, per una costituzione statutaria che non guarda in faccia nessuno. Il criterio logico del borghese è la freddezza, un'algida razionalità che non si lascia piegare da alcun egoismo o volontà.

I guardiani della nazione - che, per come ci viene da essi presentata, altro non è se non una costruzione metafisica altrettanto dispotica che lo Stato assolutista - sono i liberali classici che una volta avrebbero militato a destra, mentre oggi votano a sinistra.

Quasi tutta l'intelligencija intenta ad attaccare la sovranità popolare proviene dalle file della sinistra borghese.

C'è una ragione specifica per cui il funzionario dello Stato accetta più facilmente la sua logica: esso gli garantisce protezione, sia in termini economici che giuridici. Viceversa, i proletari (dipendenti privati, lavoratori autonomi) non aderiscono a tale mentalità, mantengono un elemento rivoluzionario, eversivo. Sono gli eretici da stanare e condannare moralmente.

I profeti della sinistra non sono più precari e intellettuali vicini con la testa e con il cuore alle classi subalterne. Si sono progressivamente tramutati nella categoria tanto aborrita, quella della borghesia.

Essere borghese è più di una semplice questione economica, di censo. E', bensì, uno stato d'animo, un modus cogitandi.

Il proletario non è un nemico dell'autorità, ma dell'autoritarismo, del potere inteso come forza ed elitismo imperniato su idee e interessi di una cerchia ristretta.

La borghesia, ossia una certa sinistra, quella dominante, non sopporta coloro i quali non si mostrano ligi al legalitarismo costituzionale, quantunque tale legge sia responsabile di una sottrazione delle libertà individuali; quantunque costringa il popolo all'accettazione di esecutivi calati dall'alto.

Il borghese è un perfetto sostenitore dello status quo politico, sul cui terreno agisce e si sorregge la classe neocapitalista.

Le parole di un filosofo, Max Stirner, restano ancora valide a due secoli di distanza. Se sostituiamo il termine sorpassato di "classe operaia" a quello di proletariato moderno, ritroviamo il medesimo principio, ovvero la differenza tra funzionari di Stato e non: "solo come sudditi" i lavoratori "hanno una cosiddetta protezione legale". Sudditi, non sovrani.

Soltanto le forze politiche non borghesi, bensì sociali, danno voce a questi ultimi. Esse sono, per così dire, rivoluzionarie, non conservative. Lasciamo che siano i socialdemocratici odierni a venerare questo inutile fantoccio senza anima e fatto di solo corpo, ovvero lo Stato nella sua accezione più borghese. Lasciamo che siano loro a difendere i privilegiati (borghesi, classi dominanti) e a boicottare qualunque svolta riformista in favore della democrazia popolare. 

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