La società naturale e le idee vere
Di Alessandro Cantoni
Esistono le "forme" o le idee eterne? Sembra logico credere che la natura suggerisca alla ragione l'esistenza delle stesse, poiché per secoli l'umanità occidentale si è trovata d'accordo nel condividere determinate idee ed esperienze. Consideriamo, ad esempio, la sfera sociale.
Si può parlare di società naturale? Le forme, se esistono – come io credo – suggeriscono varie conoscenze all'interno del genere umano. E' evidente che la razionalità greca e quella cristiana, ad esempio, differiscono sotto numerosi punti di vista. Tuttavia, la nostra civiltà moderna si è plasmata, dopo l'imperatore Costantino, sul modello di quella cristiana, per cui la nostra idea di famiglia, di Stato, di natura, di diritti e di doveri dell'uomo, corrispondono a tale prospettiva.
Uno Stato laico e liberale ha il dovere di rispettare i punti di vista che si discostano da tale schema mentale, ma non può, d'altro canto, rinunciare a difendere quel modello di civiltà che ritiene giusto.
Le pressanti richieste di nuovi diritti da parte di alcune minoranze, come ad esempio il mondo Lgbt, non possono essere applicate, in quanto contrastano con l'idea di diritto naturale e di società naturale su cui si regge l'intera struttura. Penso, in particolare, alla possibilità di adottare figli da parte delle coppie omosessuali, o alla cosiddetta "maternità surrogata".
Il diritto naturale, secondo la definizione del filosofo liberal-conservatore Roger Scruton, è il diritto all'individualità, non il diritto di infrangere il principio ontologico della società naturale.
Radicalismo:
Il radicalismo dell'epoca attuale provoca, peraltro, l'effetto contrario: un'ondata reazionaria dei difensori della società naturale. Ciò significa maggiore divisione e contrapposizione, che può sfociare, in alcuni casi, nella violenza e nell'intolleranza reciproca.
Uno Stato liberale ammette qualsiasi tipo di minoranza, purché quest'ultima non rivendichi pretese che sono in contrasto con lo Stato medesimo. Ad esempio, è ammesso il culto di religioni diverse, ma non per questo esse sono riconosciute come "ufficiali".
Il "dirittismo", in altre parole, non è una pratica riconosciuta dallo Stato liberale, il quale si impegna, caso mai, a garantire la libertà d'opinione, di azione (nei limiti della legge), ed economica.
Idee eterne e libertà morale:
Esiste almeno un'idea eterna, riconosciuta all'unanimità dalle più diverse civiltà mondiali: l'esistenza di Dio o di più dei. Che si tratti di monoteismo o di politeismo, questo fatto testimonia, in ogni caso, il carattere divino del mondo in cui viviamo. L'ateismo è solamente il frutto di una razionalità astratta, priva di rapporti tra conoscenza ed intuizione, mentre la conoscenza ha valore se essa è il risultato di esperienza, intuizione e ragione, ovvero quando è totale e onnicomprensiva delle facoltà dell'uomo.
Uno degli insegnamenti più efficaci e interessanti sulla natura divina viene dalla filosofia presocratica, in particolare da Eraclito. La sua posizione può essere definita al tempo stesso trascendentalista e immanentista. Immanentista perché il cosmo è il risultato di una misurata estensione e contrazione di un principio assolutamente puro, diverso dagli altri elementi naturali; trascendentalista perché il Logos, ovvero la legge universale di tutte le cose, è unità degli opposti. Questo logos divino suggerisce dunque l'unità, l'armonia, senza negare il caos del mondo sensibile, fenomenico. Esso è, per così dire, il catalizzatore delle forze cosmiche, universali; è l'ordine nel disordine. Tutti noi sappiamo, scientificamente, dell'esistenza di un equilibrio cosmico, nonostante la presenza di opposti o contrasti della materia.
Se l'uomo è in grado di guardare al logos, ovvero all'essere delle cose, può conseguire il modello rinascimentale dell'homo deus, ossia dell'uomo-Dio che aspira a ritrovare l'unità in se stesso: un ordine naturale e razionale dell'esistenza improntato a misura e temperanza.
Viceversa, l'atteggiamento confusionario della contemporaneità fa pensare a una vita vissuta superficialmente, in maniera "fenomenica", ossia secondo la sola legge del contrasto in cui non v'è unità. Infatti, nel mondo sensibile, "Pòlemos", ovvero la contesa, "di tutte le cose è padre", ma – sempre secondo Eraclito – chi si adegua ad esso finisce per essere schiavo: "e gli uni rivela dèi, gli altri umani, gli uni rende schiavi, gli altri liberi". Libero e a immagine di Dio è colui il quale osserva con distacco il caos e non si lascia travolgere da esso, ma sempre ha in mente l'idea prima, la forma pura: "ciò che si oppone converge, e dai discordanti bellissima armonia".
Così, la vera libertà non è la licenziosità o la volontà assoluta, bensì la libertà governata dal logos, da sapienza, e, quindi, da saggezza morale.
Per concludere, ha ragione Spinoza quando
mantiene la distinzione tra idee adeguate e vere, e idee inadeguate e false: la
ragione deve accogliere soltanto quelle vere e impedire che un'idea qualsiasi
possa avere statuto ontologico pari o superiore a quello di idee suggeriteci
dalla verità eterna: il Logos.