La svolta ecologica interessa anche alla Destra

15.02.2021

Di Alessandro Cantoni

In questi giorni di dibattito tra le forze politiche, abbiamo appreso che Mario Draghi ha messo in piedi un nuovo Ministero per la transizione ecologica.

Spesso, i conservatori vengono rimproverati dai progressisti per la scarsa attenzione rivolta nei confronti dell'ambiente. Tale supposizione si basa più su elementi di natura contingente.

Nel panorama politico contemporaneo, i cosiddetti partiti conservatori trascurano, nei loro discorsi, la questione ecologica. Ciò ha indotto gli opinionisti più superficiali a credere che la Destra faccia il tifo per una produzione industriale di massa, senza rispetto per la natura. In realtà, come vedremo, la sensibilità ecologica non ha colore politico, ma si connota di una visione più razionale negli ambienti conservatori, che difficilmente - al contrario dei progressisti - si abbandonano ai facili entusiasmi e agli spensierati idealismi.

Una visione del mondo e dell'uomo propriamente conservatrice trae legittimazione, dal punto di vista filosofico, in Martin Heidegger (1889-1976).

Egli è conosciuto per le sue considerazioni intorno all'Essere (Essere e Tempo è l'opera accademica più famosa). A cosa si riferisce, esattamente? Va notato, in prima analisi, che Heidegger riporta l'attenzione su un elemento saldo della realtà: l'Essere, non il divenire.

Questo salto teorico non è di poca importanza. Anzi, è cruciale. Indica un radicale ripensamento dell'esistenza: non ci deve interessare il cambiamento, ma quello che siamo noi, che è il mondo nella sua nudità, all'infuori di ogni camuffamento. Se noi osserviamo il mondo da vicino, esso ci appare come un'unica sequenza ininterrotta di movimenti. Per Heidegger, lo dobbiamo immaginare come se, ad un tratto, si addormentasse o, peggio, si cristallizzasse. Questo è l'Essere a cui bisogna tornare e che si contrappone al divenire.

Come ci dobbiamo rapportare all'Essere, ossia al mondo, ma anche all'uomo, che è una porzione di questo Essere? Lo dobbiamo guardare con occhi nuovi.

Non certo quelli della scienza o della tecnica. Lo scienziato vede nel fiume che scorre una sequenza molecolare a base di idrogeno e ossigeno; il tecnico e l'ingegnere studiano come possa diventare fonte di energia e, quindi, come sfruttarne la potenza.

Il migliore approccio alla realtà è quello del romantico, il quale non ama classificare, ma lascia che sia il mondo a venire verso di lui, nella sua indistinta identità. Il romantico respira la poesia della vita: uno spartito di molteplici sensazioni che solo le menti più ricche spiritualmente sanno trascrivere in versi.

Da questo atteggiamento deriva un nuovo modo di rapportarsi materialmente al mondo: custodire l'Essere, ovvero prendersi cura di ciò che ci circonda, non considerare la realtà per il suo valore strumentale, bensì per sé stessa. Anche nei riguardi dell'uomo (l'Esserci) dobbiamo avere cura, ossia preservarne l'intima essenza, la dignità.

Tale visione, che sembra indirizzata ad un radicale anticapitalismo, non va assunta nelle sue immediate conseguenze economiche. Dovrebbe servire, piuttosto, ad un modo di concepire il mondo, le persone. Credo che chiunque si appropri di una simile prospettiva con il cuore (e non solo con la mente), conservi altresì un profondo rispetto per la dignità umana e per ciò che alimenta e sostiene la nostra vita: la natura.

Venendo ad un dibattito di crescente interesse per l'attualità, mi pare di dovere constatare l'urgenza di una svolta ecologica non solo per motivi ambientali, ma anche economici.

Tuttavia, è necessario gestirla con raziocinio e moderazione. In primo luogo, non sembra lecito, almeno nel medio periodo, abbandonare, per esempio, la produzione di gas. Una svolta ecologica deve tenere a mente le specifiche potenzialità in termini di risorse di ciascun territorio nazionale.

In secondo luogo, dev'essere graduata, sostenuta da investimenti governativi di medio-lungo termine in direzione di un crescente sviluppo economico a vantaggio degli Stati.

Non sembrerebbe inopportuno valutare, parimenti, la quantità di emissioni emesse da ciascun Paese. Realtà come Cina, Stati Uniti, India dovrebbero andare incontro a cambiamenti più radicali rispetto a quelle realtà produttive in via di sviluppo o, comunque, suscettibili di immettere nell'aria un basso livello di elementi inquinanti.

Pensare alla transizione ecologica rimane un obiettivo fondamentale per essere maggiormente competitivi nel futuro sistema di mercato.

Per essere maggiormente sostenibile, oltre alle clausole già indicate, deve tenere conto del tessuto produttivo e imprenditoriale, agevolando, ad esempio, chi punta a strategie di sviluppo nel mercato ecologico e i piccoli-medi imprenditori per quanto riguarda la riconversione di materiali e macchinari per la produzione.    

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