Le virtù di una buona Repubblica

19.06.2022

Di Alessandro Cantoni

Per Cicerone, la buona Repubblica è un ordinamento misto, in cui si combinano sapientemente monarchia, aristocrazia e democrazia, senza che nessuna di queste singole forme assuma il sopravvento. La qualità dello Stato repubblicano dipende dalla virtù di chi governa, ma anche dalla solidità delle sue istituzioni. Queste ultime si consolidano nel tempo, grazie all'ingegno di molti uomini e nel corso di varie generazioni ed epoche. Le Costituzioni troppo rigide, che non tengano conto degli eventi e delle circostanze, rivelano tutta la loro inefficacia e debolezza.  

Alla base della Repubblica vi è il diritto comune, lo ius. Parlando di Res publica, Cicerone vuole sottolineare la sua dimensione collettiva per rimarcare la differenza rispetto alla monarchia, in cui la res è privata o familiaris

Il termine "publica" è sinonimo di "populi", dove per popolo non si intende la massa confusa, bensì resa coesa dal diritto che armonizza la struttura della società: "La Repubblica è la cosa del popolo, e popolo non è ogni unione di uomini raggruppata a caso come un gregge, ma l'unione di una moltitudine stretta in società dal comune sentimento del diritto e dalla condivisione dell'utile collettivo". Anche l'utile costituisce il collante sociale di una comunità. 

Alla base della Repubblica vi è poi la libertà, ossia il diritto politico di eleggere i magistrati e di votare nelle assemblee. Non, dunque, la libertà assoluta o l'uguaglianza assoluta, bensì l'uguaglianza proporzionale, secondo la quale la partecipazione al governo avviene in rapporto al merito, alla dignitas. 

Le ragioni della solidità dello Stato di Roma, prima della minaccia imperialistica in età tardo-repubblicana, sono da ricercare nella storia concreta della sua repubblica (termine con cui si designa molto più di una semplice fase storica) e delle sue istituzioni.

Alcuni di questi elementi sono, in ordine temporale, dalla fondazione di Roma:

  • Solidità della Costituzione: risultato dell'ingegno di molti uomini e non di singole leggi e istituzioni formate da singoli personaggi.
  • Punti fermi dello Stato: gli auspici ed il senato (nato col nome di regium consilium).
  • Equilibrio del potere: alla forza del dominio del re si aggiunge l'autorevolezza di tutti i migliori cittadini.
  • Per evitare disordini tra un regno e l'altro, viene istituito, dopo Romolo, il sistema dell'interregno, ancora in vigore in età repubblicana.
  • Virtù e saggezza regali sono princìpi ai quali ci si richiamò per il governo; non la discendenza.
  • Principio della rappresentanza: i comizi curiati sono in origine formati da patrizi. Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marcio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio, presentano una legge affinché l'imperium sia riconosciuto da tutto il popolo.
  • Religione e clemenza (consolidati da Numa Pompilio) sono garanzia di lunga durata di uno Stato.
  • Progressivo apporto di utili istituzioni: il prestigio del senato, della cavalleria e la riforma di Servio Tullio sull'ordinamento centuriato.

La centuria era un'assemblea di uomini armati che si trasformò in assemblea politica. Con la riforma, la popolazione fu divisa in 5 classi ordinate in base al censo, distribuite nell'ordinamento centuriato.

A queste si aggiungevano le centurie dei cavalieri.

Avevano diritto di voto, e quindi il popolo fu maggiormente rappresentato, ma nel rispetto degli equilibri politici. La Costituzione era mista: il monarca alla base del potere; gli ottimati mantenevano funzione deliberativa e il popolo (anche i plebei) votava, esercitando il suo diritto. Il voto di quest'ultimo aveva peso in base al merito, nel senso che le classi che avevano più a cuore gli interessi dello Stato contavano di più.

L'istituzione del consolato rappresenta una svolta fondamentale. Console deriva da "consultare".

La monarchia, come forma di governo, ha ancora qualcosa di imperfetto: il carattere regio spicca sugli altri, tende ad usurpare le funzioni altrui. Il re è troppo vincolante e non è mai veramente un primus inter pares. Se è ingiusto diviene un tiranno: si ritiene al di sopra del diritto comune e del vincolo societario alla base della Repubblica.

Un buon consolato fu, per Cicerone, quello di Publicola e Sp. Lucrezio:

"A quei tempi il senato governò la cosa pubblica in modo che in un popolo pur libero, poco fosse nelle mani del popolo, quasi tutto fosse regolato dall'autorità e dalle norme e dalle tradizioni del senato, e i consoli detenessero un potere solo annuale, tuttavia regio sia per la forma stessa che per i diritti (...) Tutto il governo era mantenuto con somma autorità dagli ottimati, con l'acquiescenza del popolo".

Allo scopo di mantenere l'equilibrio dei poteri ("Tenete ben presente quello che ho detto all'inizio, che se in uno Stato non c'è quel giusto equilibrio di diritti, di doveri, di funzioni, in modo che i magistrati abbiano sufficiente potere e il consiglio degli ottimati sufficiente autorità e il popolo sufficiente libertà, allora non è possibile che si mantenga senza mutamenti il governo di una Repubblica"), dopo l'esperienza del Decemvirato - che assegnava troppa autorità all'aristocrazia a scapito delle altre classi sociali - e i disordini tra tribuni della plebe e patrizi, si arrivò a un compromesso con i plebei tramite l'istituzione dei tribuni militari e della censura (che vigilava sulla condotta dei cittadini). 

Nota: le citazioni sono tratte da "Cicerone, La Repubblica, BUR"  

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