O la destra è sociale o non è

30.06.2018

O la destra è sociale, o non è. Alla politica non è più concesso schierarsi in difesa degli interessi particolari o persino di classe. Va di contro mantenuta la missione, il ruolo di servizio a tutta la cittadinanza. 

I dibattiti prendono vita anche in casa nostra, a destra, poiché essi soltanto costituiscono il focolare da cui scaturisce la democrazia. Contrariamente alla sinistra, tuttavia, non ci scompongono, bensì consentono alla nostra formazione politica di progredire incessantemente.

Sembrerà di riprendere una questione antica, usurata se si farà menzione dei sette decenni che ci hanno preceduto e che hanno visto susseguirsi i primi cinque congressi nazionali del Movimento Sociale italiano. Il problema, in realtà, è attualissimo e di capitale importanza.

Qualcuno ricorderà, avvalendosi dei propri studi o in conformità a quanto detta la memoria, lo scontro ideale avvenuto tra Arturo Michelini e Giorgio Almirante, entrambi segretari di partito e anime vive del Movimento.

Fu la storia di una diatriba intestina al gruppo parlamentare, trascendente ogni personalismo che inquina la politica attuale. Fu lo scontro tra due visioni; quella borghese, tendente al compromesso e che, in Parlamento, cercava il sostegno dei liberali e dei monarchici per attestarsi su delle posizioni moderate, e quella preservata da Giorgio Almirante a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, per la quale si voleva invece rinunciare ad essere una "aristocrazia del dolore", in favore di un radicale quanto sacrosanto ritorno alle origini di un movimento che si era sempre attestato su delle posizioni di carattere sociale.

L'apice dello scontro fu raggiunto nei primissimi anni Sessanta, in particolare dal 2 al 4 agosto 1963, a Roma, nel quartiere Eur della Capitale. Durante l'assise si registrarono rilevanti fratture e disgregazioni, ricucite parzialmente grazie al carisma di Almirante, ma anche di Michelini, entrambi uniti da un forte senso di appartenenza al Movimento, cui erano legati per storia, tradizione e passione politica.

Almirante, tuttavia, aveva molto più a cuore la volontà popolare, la tutela dei ceti produttivi, ai quali non mancava di dimostrare la propria vicinanza. In una definizione, fu uno strenuo difensore della causa sociale.

Tornando al nostro presente, che dal passato trae la propria legittimazione, appare evidente che la destra si trovi ad un bivio.

O la destra è sociale, o non è. Alla politica non è più concesso schierarsi in difesa degli interessi particolari o persino di classe, compito spettante invece a delle singole lobby. Va di contro mantenuta la missione, il ruolo di servizio a tutta la cittadinanza.

E' quanto dovrebbe comprendere anche Forza Italia, e che ha percepito distintamente la Lega di Matteo Salvini, oggi vera erede del patrimonio di valori tramandato dal Movimento Sociale italiano.

Almirante, del resto, negli ultimi anni della sua carriera politica ed ormai prossimo alla ritirata auspicava la nascita di una destra moderna, non più fascista e "capace di guardare al futuro senza legami indissolubilmente vincolanti, almeno politicamente, con il passato", come scrive Aldo Grandi in Almirante. Biografia di un fascista, edito dalla Sperling & Kupfer. Furono queste le parole dell'ex segretario in un'intervista apparsa il 3 marzo 2009 sul Corriere della Sera e registrata da Daniele Protti:

"(...) Sto lavorando per individuare e far crescere chi dovrà prendere le redini del Msi dopo di me. Giovane, nato dopo la fine della guerra. Non fascista. Non nostalgico. Che creda, come ormai credo anch'io, in queste istituzioni, in questa Costituzione. Perché solo così il Msi può avere un futuro".

Occorrerà constatare se Salvini avrà lo stesso coraggio ed onestà intellettuale di Almirante; se saprà cioè svincolarsi da Silvio Berlusconi e da una destra che rinnega la componente sociale, anzi la respinge, giacché non è mai stata una parte costitutiva, se non in forma propagandistica, delle viscere, del cuore palpitante di Forza Italia.

La Lega, nuova e finalmente erede del Msi è lo schieramento di una destra che tutti noi, formati dalla scuola di Almirante, sognavamo e volevamo da tempo. Una destra che non sia più fascista (chi rimprovera al Movimento Sociale di essere sorto dalle ceneri del fascismo, il che è vero, non comprende la sua storia e giudica con superficialità, senza cognizione di causa), bensì preservi una obiettiva ed efficace opposizione al comunismo, alla sinistra ed al liberismo incondizionato; ad un capitalismo spinto il quale non cessa di mietere vittime tra i piccoli produttori e le fasce più deboli, meno tutelate della popolazione. 

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