Per un insegnamento più libero nei licei
L'EDITORIALE di Alessandro Cantoni
Non inizierò il mio ragionamento con inutili panegirici, retorici, intorno alla centralità della Scuola nella vita dei cittadini. Piuttosto, vorrei presentare al ministro dell'Istruzione alcune considerazioni e proposte circa la didattica.
Partiamo da una constatazione semplice. Il modello imperniato sulla formazione telematica a distanza non può costituire un archetipo per il futuro. In primo luogo per motivi tecnici; secondariamente, perché si pone un problema di squilibrio sociale. Non tutte le famiglie, in Italia, possono sostenere ingenti spese legate alla rete internet. Parimenti, vi sono aree del paese in cui la connessione è piuttosto debole, se non assente, e ciò pone un limite considerevole alla possibilità di seguire le lezioni da remoto.
La mia proposta di riforma riguarda, tuttavia, la programmazione scolastica nel suo complesso. Sempre su Libero, ho già accennato all'auspicabilità di implementare l'offerta formativa negli istituti tecnico-professionali, nonché l'esigenza di rafforzare o introdurre l'insegnamento di alcune discipline particolarmente utili a livello sociale ed economico.
Concentriamoci ora sul percorso di studi più classico e tradizionale nei licei. Il fatto che numerosi argomenti vengano affrontati in classe non garantisce la qualità della preparazione degli studenti.
I programmi sono per lo più approssimativi e quantitativamente esorbitanti rispetto alle tempistiche annuali. Dal mio punto di vista, è fondamentale rivedere l'attuale assetto centralistico, secondo il quale le richieste vengono promanate dal ministero stesso. Decentralizzando e garantendo una maggiore autonomia dell'insegnamento, il docente assumerebbe una posizione apicale, decisionale, indipendente.
Il mio campo di specializzazione è la filosofia. Pertanto, se esercitassi la professione di insegnante, riterrei più opportuno lavorare su un numero limitato di autori, analizzandoli in maniera dettagliata. Sono certo che tale impostazione si rivelerebbe più efficace e pregnante per gli alunni medesimi. All'autonomia dalle direttive ministeriali dovrebbe corrispondere, d'altro canto, anche un maggior grado di sovranità rispetto alle assemblee genitoriali. Non credo, infatti, che le famiglie abbiano le competenze o i meriti necessari per mettere in discussione le scelte tecniche del professore.
Riconosco le criticità apparenti della mia proposta. In primo luogo, affidare al singolo la facoltà di selezionare i contenuti didattici genererebbe delle discrepanze da scuola a scuola, tra una classe e l'altra, con un conseguente dislivello nella preparazione.
Il punto, però, è capire se, in certe discipline, l'obiettivo permane quello di creare un livello comune di base (per così dire standard) e, nella maggior parte dei casi, scadente, o se si intende affrontare il tema della libertà di insegnamento in maniera seria e intelligente.
Personalmente, opterei per la seconda opzione. Forse ci sono materie che si adattano meglio al mio tipo di ragionamento. Penso sicuramente a quelle umanistiche, letterarie. Ma, in fondo, anche quelle scientifiche.
Del resto, i licei non vanno confusi con le università. Essi hanno una funzione propedeutica. Si tratta, per intenderci, di scuole di avviamento alla formazione universitaria, nella quale avviene la specializzazione e si acquisisce un bagaglio conoscitivo specifico, atto ad esercitare la professione.
Sperimentare questo genere di didattica nei licei non mi sembra, pertanto, compromettente per il futuro dei ragazzi, dato che questi istituti, di per sé, assegnano titoli di studio generici. Non è un caso, infatti, che in questo discorso non abbia voluto includere altri tipi di indirizzi.
Allo stesso modo, penso che la libertà e la qualità dell'insegnamento valgano più, per quanto riguarda i licei, dei parametri di misurazione delle abilità formative, piuttosto schematici e legati a canoni utilitaristici. L'utilità dell'inutile (dalla filosofia fino alla scienza e le matematiche) consiste nell'insegnare a pensare, ad applicare, nel ragionamento, le categorie logico-razionali. Non solo, ma
basti ricordare che dalla semplice curiosità speculativa sono sorte le più grandi invenzioni, le migliori teorie, che, poi, hanno avuto anche un risvolto pratico.