Per un'impresa sociale e una partecipazione diretta dei lavoratori

Di Alessandro Cantoni
In Italia e nel mondo assistiamo ad un cambio di paradigma nell'organizzazione del lavoro. L'impresa di oggi e del futuro richiede un completo ripensamento degli standard tradizionali, a partire da un potenziamento dell'offerta formativa.
Affinché il lavoratore venga integrato con maggiori possibilità di successo ed un miglioramento della sua condizione, è necessario puntare sulla sua qualificazione.
Ciò significa interrompere quei meccanismi di produzione lineari per favorire invece un'organizzazione del lavoro sul modello delle Unità di Montaggio integrate, elaborate da Adriano Olivetti. Le UMI consistevano in cellule, gruppi di operai in grado di gestire un'intera area del processo produttivo, anziché essere semplici esecutori di una singola funzione meccanica. Questo contribuirebbe ad una maggiore responsabilizzazione (di gruppo) dei lavoratori e ad una più completa partecipazione degli stessi, ma richiede altresì un maggior grado di competenze, che l'azienda dovrebbe poter sostenere attraverso corsi di formazione specifica.
Per rimettere in discussione l'impostazione funzionalistica e l'organizzazione gerarchica del lavoro, occorre una maggiore flessibilità del sistema, con particolare attenzione anche alle dimensioni affettive, umane e relazionali di cui necessita il lavoratore.
I lavori maggiormente usuranti e ripetitivi, inoltre, dovrebbero essere gradualmente superati grazie ai nuovi meccanismi di innovazione tecnologica.
Un'altra e fondamentale svolta potrebbe riguardare il progetto della cogestione aziendale, il quale prevede la presenza di un Consiglio di sorveglianza ed un Consiglio di gestione avente le medesime funzioni di un consiglio di amministrazione.
Se questo modello alla tedesca venisse esteso ed introdotto anche nell'ordinamento italiano, le imprese si doterebbero di un nuovo organo per il cui tramite si realizzerebbe il coinvolgimento dei lavoratori nella gestione e nel controllo aziendale.
Il Consiglio di sorveglianza viene infatti eletto dall'assemblea dei lavoratori ed ha, nella sua forma classica, il compito di nominare, revocare e determinare il compenso dei consiglieri di gestione, ma anche e soprattutto di approvare il bilancio di esercizio e il piano di gestione dell'impresa.
In Italia, le società per azioni possono decidere di adottare questo sistema dualistico, il quale però presenta alcuni difetti rispetto a quello tedesco. Il consiglio di sorveglianza, infatti, non ha poteri di gestione né esercita un vero controllo in questo senso.
Quali strategie possono essere messe in campo dal governo? In primo luogo, occorre un dirottamento delle risorse pubbliche verso le imprese, in modo da poter sostenere le iniziative volte alla modernizzazione dell'apparato produttivo e alla formazione tecnica e professionale dei lavoratori. In secondo luogo servirebbe un potenziamento del sistema educativo e scolastico italiano, con particolare riguardo verso gli istituti tecnico-professionali. Sul piano della didattica, bisogna perseguire un costante aggiornamento del programma ministeriale e creare un collegamento diretto tra scuole e aziende.
I
sindacati sono organismi di mediazione considerevoli nel rapporto tra
lavoratori ed imprese, ma è fondamentale che i vertici agiscano sempre in
accordo con la base sociale dei lavoratori. Sia dentro sia al di fuori dell'azienda,
il sindacalismo deve allargare gli orizzonti rappresentativi a quei nuovi
settori professionali sviluppatisi in seguito all'evoluzione del mercato
lavorativo, favorita anche dagli sviluppi tecnologici in atto.