Progresso e progressismo non sono sinonimi
Di Alessandro Cantoni
Progresso e progressismo sono sinonimi? Sono convinto che la verità non stia in questi termini. Il progressismo è semplicemente una fede, quindi un sogno, un desiderio, un'aspirazione alla piena libertà.
Il progressismo, però, come dottrina politica, non tiene conto del reale progresso della società (ovvero del sostrato culturale), della quale vuole cambiare abitudini e modi di vivere.
Il progressismo si trastulla nell'illusione che la libertà si conquisti a basso prezzo, ma è davvero così?
Ancora una volta, la risposta è negativa: la libertà di pensiero e di "spirito" si acquisisce attraverso una solida, costante educazione. Se poi non è sorretta da ottime basi, crolla come un castello di carte. In altre parole, bisogna che alla radice ci sia un reale progresso dell'individuo. Il progresso è la premessa del progressismo, non viceversa.
Il principio cardine che regge l'intera impalcatura del progressismo è il nichilismo scientifico. In parole più semplici: il relativismo morale, l'ateismo, una scientificità priva di agganci metafisici o, se vogliamo, uno sterile empirismo.
Non siamo qui per discutere sulla verità o falsità di tale modello, bensì sulla concreta applicazione di questo alla società di oggi.
L'Illuminismo, movimento tipicamente progressista, ha dimostrato il suo fallimento. Gli ideali della rivoluzione, infatti, non sono mai andati al di là della borghesia.
I conservatori, a differenza dei progressisti, non se la prendono con il progresso in sé, ma con il progressismo. Sanno che il progresso è una dura conquista e che la società vive meglio nella tradizione.
La cattiva educazione di oggi, propugnata nelle Scuole, ha attaccato religione, metafisica, morale tradizionale, in maniera superficiale e banale, facendo passare tutto ciò per una vuota costruzione di menti superstiziose o addirittura desiderose di dominare l'umanità.
In altre parole, nelle generazioni odierne si è creata l'idea che tutto questo costituisca un gigantesco inganno a cui ribellarsi. C'è però una differenza sostanziale tra il libero pensatore che rigetta tutto questo dopo aver vagliato criticamente ogni punto, e il nichilismo per partito preso dei giovani (e anche meno giovani). Il risultato di questo convincimento ideologico e per nulla ragionato è lo spaesamento più totale: incertezza e precarietà esistenziale, scontento e amarezza.
Come scriveva Nietzsche, il nichilismo è un calice amaro e va bevuto fino alla feccia, accettandone il sapore acre e pestilenziale. Se viene tracannato da uno stomaco troppo debole, porta alla morte, alla disperazione, all'abisso. Ed è proprio un nero precipizio quello che si scorge negli occhi della gente lasciata in balìa di se stessa e del relativismo più assoluto.
Socrate non ha mai rinunciato a indagare sulla realtà prima di concludere che non esistono verità conoscibili in assoluto: il maestro del dubbio sapeva che il demone aveva un suo lato oscuro e che chiedeva alla coscienza di non soffermarsi all'evidenza. Bisognava scavare e, in ogni caso, da questo scavo non risultava che dietro le cose ci fosse il vuoto più totale, ma semplicemente che il sapere umano aveva dei limiti oggettivi. Socrate non ha mai smesso di avere rispetto degli dèi, delle leggi, e il suo atteggiamento nei confronti della scienza era quello di una misurata cautela.
Siamo liberi di credere che la tradizione, difesa dai conservatori, sia una pia illusione, ma intanto questa ha permesso a intere generazioni di affrontare la vita con serenità e qualche certezza.
I progressisti commettono un grave errore a pensare che la massa sia pronta a bere il calice della libertà totale. Come conservatori, abbiamo dunque il compito di arginare questa deriva.
Il reale progresso dell'individuo è l'eccezione: non la regola.
La tradizione possiede la forza di comunicare ai cuori più semplici delle norme e dei precetti esistenziali che, se seguiti, indicheranno la via per una maggiore felicità.
L'illusione di vivere in un'epoca
totalmente razionale ha cancellato la forza di trasmettere messaggi capaci di
arrivare in fondo all'anima. Abbiamo una pietra al posto del cuore e siamo
sordi di fronte ai richiami delle passioni. Pretendiamo di essere razionalisti,
ma manchiamo pure di razionalità, ovvero di capacità critica: come possiamo
allora pretendere di affidarci al nichilismo?