Tra lucidità e follia fluttua la coscienza dei fratelli Piccolo

02.03.2020

Lucio Piccolo nel suo studio - foto di Tano Cuva, La Repubblica, 27 luglio 2005 - Inserto Palermo Cultura 

Di Alessandro Cantoni

In Italia vi sono luoghi destinati a diventare patria di geni e di folli. In realtà, si tratta di due facce della stessa medaglia, in quanto dalla follia, così come dalla genialità, nascono grandi invenzioni e opere di una vitalità straordinaria. Entrambi si generano da un conflitto con il nomos: la regola o lo schema formale. 

In certi territori continua invece a prevalere la dimensione provinciale, e lo si intuisce in maniera eccezionale osservando la cultura, la poesia, l'arte di quelle comunità. La Sicilia, al contrario di altre zone della penisola, fluttua in un'atmosfera onirica ed arcaica, mai dialettale. 

Lo dimostra il caso di due artisti rimasti sconosciuti al grande pubblico, siciliani nel cuore ma apolidi nella mente. Per chi volesse conoscerli, basterebbe raggiungere Capo d'Orlando, vicino Messina, e varcare l'ingresso del parco di Villa Piccolo. La dimora di Lucio e Casimiro Piccolo non è all'apparenza sfarzosa o barocca. L'edificio è piuttosto un luogo mentale, dove altri sensi, oltre a quello della vista, vengono risvegliati ed appagati. 

Improvvisamente lo spettatore è catapultato nell'Amleto di Shakespeare. Avverte la potenza stereofonica dell'illusione che si fa realtà. Due mondi diversi e contrastanti regnano all'interno di Villa Piccolo. Da un lato quello più lirico e arcadico della sorella Agata; dall'altro quello velato ed oscuro, folle e razionale allo stesso tempo, dei due fratelli. 

Rimasero due perfetti estranei al mondo della cultura per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Lucio era nato a Palermo nel 1901, mentre Casimiro era più vecchio di sette anni. A quei tempi solamente Eugenio Montale riuscì a cogliere il vitalismo e l'originalità della lirica di Lucio, snobbato da accademici e poeti laureati. Costui, insieme ai due fratelli, era di sangue nobile ma conduceva una vita semplice, al riparo da eccessi di mondanità. Visse nella più completa solitudine, senza abbandonarsi a pulsioni e sentimenti di misantropia.

Anche in questo somigliò molto a John Keats, di cui aveva riscoperto l'estro e riproposto lo spirito romantico. Il motivo del suo oblio da parte della critica è di fatto dovuto al suo antimodernismo e anticonformismo. Lucio rimase infatti alla larga sia dalle tendenze avanguardiste del suo tempo sia da quel sentimento esistenzialista che permeò a lungo dopo la guerra. Il suo nome fu adombrato da quello del cugino, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il quale amava soggiornare presso Villa Piccolo. 

Al riparo dal sole cocente e dal clima arido della città, sotto l'ombra di un pino marittimo di stupefacente bellezza, il grande scrittore vergava innumerevoli pagine del suo Gattopardo, dato alle stampe grazie all'aiuto ed il sostegno di Lucio. Del canto suo, Casimiro viveva nell'ombra e di ombre. La sua anima si risvegliava di notte, mentre rimaneva sopita, quasi cristallizzata, nel bagliore folgorante del giorno. 

Quest'uomo dall'aspetto austero e aristocratico, come lo ha definito Vittorio Sgarbi, oscilla tra la poetica di William Blake e quella di Shakespeare, in un contesto stupefacente popolato di fantasmi e di figure demoniache, surreali. Gli acquerelli di Casimiro destano nell'immaginazione opere d'arte come il Grande drago rosso e la donna vestita di sole del 1805-1810, oppure La bestia venuta dal mare, sempre custodita alla National Gallery of Art di Washington. 

Tutto nella vita dei due fratelli Piccolo scorre all'insegna dell'esoterismo e del simbolismo. Nella natura lussureggiante del giardino, di cui la sorella Agata ebbe particolare cura, Casimiro scorgeva elfi, fate ed altre creature fantastiche partorite dalla mitologia e dal folclore germanici. Follia - quella di Casimiro - che si interseca al genio di Lucio, dando vita a qualcosa di estremamente insolito, così come stravagante è la presenza all'interno del cortile di trentacinque lapidi in cui è inciso il nome degli amici a quattro zampe della famiglia Piccolo.

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