Troppa civiltà ci rende intolleranti
Di Alessandro Cantoni
Nel 1750, l'accademia di Digione propose una discussione intorno al valore delle arti e delle scienze per comprendere se esse avessero contribuito al reale progresso dell'umanità. Mai come oggi tale questione merita di essere dibattuta e riaperta.
L'arte, al pari della scienza, veicola messaggi potenti e trasmette giudizi in merito a ciò che è giusto o sbagliato, buono o cattivo. Esprimono, in altri termini, dei valori. L'arte e la scienza, lungi dall'essere neutrali, sono bensì soggette all'influsso di prospettive culturali generali che sono maturate in una determinata epoca storica.
Ora, ci si potrebbe chiedere, qual è la filosofia della scienza e dell'arte contemporanea? Nel caso della scienza, direi che si tratta di una sfera onnivora e onnicomprensiva. Assistiamo a un costante tentativo da parte della scienza di correggere quelli che sono considerati dei difetti, degli errori della natura. La natura è vista come una potenziale minaccia per l'uomo, il quale deve razionalmente combattere qualsiasi ostacolo essa ponga sul suo cammino. Pensiamo, ad esempio, al tentativo di combattere contro la vecchiaia, contro ogni minima malattia o imperfezione fisica, contro i fenomeni atmosferici, ecc. La scienza contemporanea crea dunque una barriera tra ragione e natura, ma siamo certi che questo modo di vedere rappresenti un vero progresso per il genere umano? Sicuramente ne traiamo dei vantaggi, in quanto ci rendiamo più autosufficienti, meno vulnerabili e più forti. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che è la natura a dare a ciascuno di noi dei tratti che ci rendono unici. Parlo di aspetto fisico, ma anche di istinti naturali tali per cui sviluppiamo determinati comportamenti o modi di fare e di essere. Non voglio dire che dobbiamo abbandonarci ai nostri istinti, ma semplicemente che non dovremmo addomesticarli fino al punto di farli scomparire completamente. I rischi legati al modo di pensare scientifico ci portano a raggiungere una certa uniformità, un certo conformismo, una visione generalizzata di ciò che dovrebbe essere l'uomo, di come dovrebbe comportarsi, di come dovrebbe essere e apparire: se la nostra natura ci ha reso più esuberanti, sentiamo subito l'impulso di correggerci e di essere più "normali", e così via. Di questo passo, che ne sarà delle particolarità, del carattere individuale?
Temo che il progresso scientifico - nel caso in cui non venisse moderato da una maggior considerazione per ciò che non è prevedibile, controllabile - ci porterà ad essere sempre più intolleranti verso coloro i quali non rispondono a determinati canoni o criteri di "normalità". Normale, non dimentichiamolo, è ciò che viene considerato tale in una determinata fase storica. In ogni caso, qualunque sia la mentalità del momento, ad essere sotto minaccia sono la libertà di coscienza, la libertà di pensiero, la personalità e persino il diritto di avere l'aspetto fisico che la natura ci ha dato: sia essa gradito o sgradito alla maggioranza. Contro il dominio della ragione, dobbiamo rivendicare le ragioni della natura, della nostra natura.
Concludo questa breve riflessione accennando all'arte contemporanea. La sua filosofia, in sintonia con la scienza illuminista, è l'idea che non esistano delle vere e proprie differenze tra persona e persona (siamo tutti uguali!), tra nazione e nazione, ecc. A differenza dell'arte romantica, che esaltava le qualità individuali, quella contemporanea, filo-illuminista e progressista, è astrattamente egualitaria, tende ad appiattire tutto sul medesimo piano, a cancellare la diversità in nome di un'astratta uguaglianza che non è reale.
Io chiamo civiltà questo sviluppo
delle arti e delle scienze, e in difesa dell'individualismo rivendico un po' di
paganesimo, di barbarismo. Essere meno civili e più barbari sarà l'unico
strumento in grado di rimetterci alla nostra libertà contro l'intolleranza di
chi ci vuole in un certo modo. Troppa civiltà ci porterà a discriminare sempre di più i diversi, al contrario di quanto pensano alcuni esponenti di una certa
area politica.