Un ritorno a San Paolo, passando per Taubes

Di Alessandro Cantoni
Nell'intervista al Tg5, papa Francesco ha espresso alcuni
concetti teologici di ispirazione paolina: per cambiare la società abbiamo
bisogno della fede, quella fede che è dono dello Spirito Santo.
In un passaggio dei Frammenti teologico-politici, il filosofo Walter Benjamin parlava, nel secolo scorso, di una necessaria alleanza tra teologia e materialismo storico.
E' certamente questa la direzione che anche la nostra società deve intraprendere, se vuole salvarsi dalle conseguenze del materialismo storico.
Come? Nella libertà della coscienza. Non certo alla maniera di Schmitt, tramite l'imposizione di un ordine spirituale inglobato nella sfera del politico.
In questo senso, vale la pena rivolgersi (come insegna papa Francesco) alla teologia paolina, che segna una cesura tra il tempo della lettera ed il tempo dello spirito, inaugurando l'era del "messianico".
Come sottolineava Jacob Taubes, il messianismo paolino è la rivoluzione interiore, spirituale dell'uomo.
Non è l'ascetismo o la chiusura in se stessi. Al contrario, si tratta di un fatto della coscienza che ha le sue conseguenze sul piano temporale, della storia. Il fedele, nell'ottica dell'apostolo, non vive in una prospettiva apocalittica, ossia nell'attesa della fine, bensì si adopera per cogliere la legge morale (Cristo) dentro di sé, superando il vuoto formalismo della legge letterale che ci ordina, ci comanda, ma non ci tocca nel fondo del cuore.
Ci si chiede, concretamente, in che modo debba avvenire questa rivoluzione della coscienza.
Bisogna premettere che, per quanto possa rivelarsi più immediato, l'autoritarismo è contrario alla libertà umana e, allo stesso tempo, sarebbe del tutto inefficace.
Solamente la cultura può alimentare il sentimento religiosamente etico della realtà.
La cultura cristiana ha bisogno di esprimersi in tutte le forme sociali, a cominciare da quelle fondamentali: la famiglia, la politica, la religione, la Scuola; e, tra quelle secondarie, l'economia e la comunità internazionale. Gli organi istituzionali della famiglia (i genitori o i tutori dei bambini); della politica (le classi dirigenziali); della religione (la chiesa); della Scuola (i docenti, ecc.); dell'economia (la classe imprenditoriale) e della comunità internazionale (Onu, ecc.), hanno il compito di lavorare alla costruzione di una società più equa attraverso pratiche e valori ispirati alla civiltà cristiana; ispirati, cioè, a quei princìpi che troviamo enunciati nel Compendio della dottrina sociale: teoria della personalità, dei diritti umani, della libertà, della socialità.
Nel fare ciò, tali corpi devono mantenersi autonomi, liberi e indipendenti, poiché ciascuna forma del vivere sociale ha anche vita e finalità sue proprie. Ma questo carattere di struttura individuale non può prescindere dal suo aspetto intrinsecamente sociale.